MULTATO PER ECCESSO DI VELOCITA', IL GIUDICE DI PACE AVEVA ACCOLTO IL SUO RICORSO ANNULLANDO LA MULTA. LA POLIZIA MUNICIPALE DI TREVISO PERO' GLI NOTIFICAVA UNA SECONDA SANZIONE DI 228 EURO PER NON AVER COMUNICATO I DATI DEL CONDUCENTE.
Noi l'abbiamo già definito "l'indecente accanimento terapeutico" della Polizia Locale di Treviso che dopo aver perso l'ennesimo ricorso contro uno degli automibilisti multati dall'autovelox sulla tangenziale non omologato, non paga del lavoro svolto, inviava una seconda "letterina verde" di ulteriori 228 euro perche l'automobilista non aveva comunicato i dati del conducente. Ci sembra ovvio, aveva vinto il ricorso !!!
L'uomo, un professionista 50enne residente a Treviso, difeso dall'Avvocato Fabio Capraro, era stato sanzionato per eccesso di velocità da uno degli autovelox posto lungo la Tangenziale. Vinto il primo ricorso, fatto per difetto di omologazione dello strumento, aveva ricevuto una ulteriore ammenda per non aver dato le generalità di chi era alla guida del mezzo.
Ma questa volta la Polizia Locale di Treviso si è trovata di fronte una persona corretta e un legale determinato che hanno rispedito al mittente anche la seconda sanzione depositando un secondo ricorso al Giudice di Pace che ha accolto senza battere ciglio l'appello annullando anche questa seconda sanzione.
Il motivo della decisione? Semplice: la prima causa era stata vinta dato che l'ammenda era da considerarsi non valida per un difetto di omologazione dello strummento. La seconda, in realtà, sarebbe stata un mero accanimento: era chiaro che era l'uomo ad essere stato alla guida dell'auto, dal momento che lui aveva presentato ricorso non solo contro la sanzione econonomica ma in particolare contro la sottrazione dei punti dalla patente. «Un pasticcio burocratico che alla fine è finito bene - spiega il professionista - ma francamente non ho capito l'accanimento che dell'Amministrazione Comunale che mi ha costretto a presentare due cause in Tribunale».
La storia risale alla primavera scorsa quando il 50enne stava percorrendo la tengenziale di Treviso. A casa, dopo circa una settimana, gli arriva un multa, emessa dopo la lettura della velocità fatta da un autovelox in postazione fissa. Assistito dall'Avvocato Fabio Capraro l'automobilista fa subito ricorso, sostenendo che l'apparecchio utilizzato per la rilevazione dell’infrazione non risulta aver mai ottenuto l’omologazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico. Vi sarebbe solo una mera approvazione intervenuta con determina dirigenziale del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti ma i due procedimenti, l'omologazione e l'approvazione, sarebbero in realtà procedure nettamente differenti.
Ad ottobre scorso, l'uomo vince il ricorso presentato davanti al giudice di pace. Ma qualche giorno più tardi gli viene notificata la seconda multa, quella appunto emessa per non aver comunicato in tempo i dati dal conducente. La norma in oggetto prescrive infatti che la dichiarazione su chi era effettivamente alla guida del mezzo debba avvenire entro due mesi dalla contestazione. Nel caso in cui, senza una valida ragione, non vengano forniti questi elementi si riceverà una seconda sanzione amministrativa, di un importo che va dai 282 agli 1.142 euro, senza però subire la pena dei punti tolti dalla patente.
Il 50enne, oltre che essere in buona fede (era lui al volante e per questo non ha effettuato la comunicazione) ha però vinto la causa principale. L'ulteriore multa a quel punto non aveva senso, visto che la prima era stata cancellata e questo la Polizia Locale di Treviso lo doveva sapere quindi perche accanirsi dopo aver perso la prima causa?
Chiediamo quindi noi al Sindaco di Treviso, Mario Conte che è tra l'altro responsabile diretto della Polizia Locale, se ritiene corretto questo modo di gestire un Ufficio Pubblico che dovrebbe tutelare il cittadino e non accanirsi sapendo di avere torto.
Parte dei testo è preso da Treviso Today del 24/11/22
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