Fondazione DMO Dolomiti Bellunesi: Quella poca trasparenza che puzza.
- Altvelox
- 16 ago
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Un accesso agli atti negato, in violazione dei principi di trasparenza amministrativa, incarichi e collaborazioni ai "soliti noti" fanno accendere l'alert. Resta oscuro ancora oggi l’impiego delle abnormi risorse destinate al personale, che assorbono la parte preponderante dei contributi pubblici e privati entrate nelle casse della Fondazione, un nodo critico che condiziona l’equilibrio e la legittimità complessiva dei bilanci della DMO DOLOMITI.

Premessa
Nel 2024 le entrate sono state € 235.600,00 di cui € 180.152,15 impegnati come costo del personale. Praticamente il 76,45% delle entrate sono state spese per i loro stipendi e quanto avrebbe investito DMO DOLOMITI nel territorio lo vediamo dopo. Siamo come gli elefanti: a volte ritornano e rispondiamo subito alla domanda.... Gli autovelox non centrano, ma centrano i soldi pubblici tanti soldi che sono anche di tutti noi.
Nel maggio 2023 (LEGGI QUI), l'Associazione Altvelox era già intervenuta con un’istanza di accesso agli atti indirizzata alla Fondazione DMO Dolomiti Bellunesi, al fine di ottenere dati e documenti rilevanti in merito alle procedure di assunzione del personale, alla gestione del patrimonio e ad altri aspetti organizzativi e amministrativi di rilievo.

La Fondazione, con nota di riscontro del 7 giugno 2023 a firma della Presidente Emanuela De Zanna, negava l’accesso richiesto, sostenendo testualmente che, "...in quanto ente di diritto privato, sarebbe stata soggetta agli obblighi di trasparenza e anticorruzione eventualmente nella forma di misure integrative di cui al D.Lgs. 8 giugno 2001, n. 231, soltanto al ricorrere delle condizioni di cui all’art. 2-bis, commi 2 e 3, del D.Lgs. 14 marzo 2013, n. 33. In particolare, la Fondazione faceva riferimento alla soglia dimensionale del bilancio annuo superiore a 500.000 euro come presupposto per l’applicazione delle misure di trasparenza e prevenzione della corruzione....".
Appare quantomeno singolare che un ente come la Fondazione DMO Dolomiti, il quale all’art. 2.2 del proprio statuto solennemente dichiara di “agire con criteri di democrazia, imparzialità, oggettività, trasparenza e non discriminazione”, si sottragga invece a fornire dati e documenti che avrebbero consentito di verificare la corretta gestione delle risorse pubbliche e delle posizioni di personale.
Un comportamento realmente improntato alla trasparenza, quale obbligo imprescindibile per qualsiasi soggetto che opera con fondi pubblici o misti, avrebbe permesso di fugare ogni sospetto e di confermare la buona fede dell’operato della Fondazione, dissipando i dubbi oggi più che legittimi circa le modalità di impiego delle risorse economiche e delle scelte gestionali.
Il rifiuto o l’ostruzionismo nell’accesso agli atti, oltre a porsi in evidente contraddizione con i principi statutari dichiarati, rischia di configurare una violazione delle norme in materia di trasparenza amministrativa (D.Lgs. 33/2013) e di corretta gestione delle risorse pubbliche, con potenziali profili di responsabilità anche sotto il profilo contabile e, nei casi più gravi, penale. In mancanza di chiarezza, resta dunque il fondato sospetto che la gestione della Fondazione continui a ruotare attorno ai “soliti noti”, consolidando meccanismi opachi che nulla hanno a che fare con i principi di imparzialità e oggettività solennemente proclamati.
Tale interpretazione, oltre a restringere arbitrariamente l’ambito di applicazione della normativa in materia di trasparenza amministrativa, appariva incompatibile con la stessa natura dichiarata dall’ente, che nello statuto si qualifica espressamente come “organismo di diritto pubblico” ai sensi dell’art. 3, lett. d), del D.Lgs. 50/2016, circostanza che impone un regime di pubblicità e accesso agli atti ben più ampio e inderogabile, indipendentemente da soglie dimensionali o parametri contabili che adesso vi sveliamo.
Lo Statuto
L’analisi approfondita dello statuto della Fondazione DMO Dolomiti Bellunesi, recentemente trasformata dal precedente Consorzio DMO, ha fatto emergere una serie di gravi criticità che Altvelox ritiene incompatibili con i principi di legalità, trasparenza e buon andamento sanciti dall’art. 97 della Costituzione e dalle norme che disciplinano gli organismi di diritto pubblico.
Nonostante la Fondazione si autodefinisca “Fondazione di Partecipazione” e “Organismo di diritto pubblico” ai sensi del D.Lgs. 50/2016, lo statuto omette del tutto il recepimento degli obblighi di pubblicità, trasparenza e prevenzione della corruzione previsti dal D.Lgs. 33/2013 e dal Piano Nazionale Anticorruzione ANAC.

Ancora più preoccupante è l’assetto di governance: 4 membri del Consiglio di Amministrazione su 7 sono nominati dalla Camera di Commercio di Treviso–Belluno, assicurandole una maggioranza assoluta permanente. A ciò si aggiunge la facoltà per il CdA di definire, senza contrappesi effettivi, funzioni, poteri e compensi del Direttore, svuotando di fatto il principio di equilibrio tra fondatori.
Tra le clausole più controverse spicca l’art. 6, comma 3, che prevede che l’ammissione o il rigetto delle domande di partecipazione “non debbano essere motivati” e che “la decisione non è appellabile”: una previsione in palese contrasto con i principi di imparzialità e diritto di difesa e con la Legge 241/1990.
Non esistono nel testo normativo regole efficaci per prevenire e gestire conflitti di interesse, nonostante la presenza contemporanea di enti pubblici e operatori privati che possono trarre benefici diretti dalle decisioni e dai finanziamenti della Fondazione. Inoltre, la possibilità di affidare convenzioni, contratti e incarichi senza procedure competitive a soggetti che sono anche soci fondatori o partecipanti, espone l’ente a rischi di affidamenti diretti non trasparenti.
Il patrimonio della Fondazione è alimentato da fondi pubblici e privati, ma lo statuto non prevede vincoli stringenti di separazione contabile né garanzie sull’uso esclusivo dei contributi pubblici per finalità generali e non di parte. Il sistema dei controlli interni è indebolito dalla nomina, da parte dello stesso CdA, dell’Organo di Controllo e del Revisore, con evidente compromissione dell’indipendenza.
I Bilanci
1. Sintesi del Bilancio Preventivo 2024
Entrate totali: 235.600,00 euro
Ricavi quote da enti, associazioni e consorzi: 218.600,00 (92,8%)
Altri proventi (ADV Provincia): 17.000,00 (7,2%)
Uscite totali: 235.600,00 euro
Costo del personale: 180.152,15 (76,45% del totale spese)
Compensi a terzi: 4.977,60 (2,11%)
Spese varie, tasse, ammortamenti e costi operativi: 50.470,25 (21,44%)
2. Rapporto tra stipendi e entrate
La voce Costo del Personale assorbe oltre tre quarti delle entrate complessive:
Percentuale: 76,45% delle risorse totali
In pratica, per ogni euro incassato, 76 centesimi vengono spesi per il personale
Rimane quindi solo il 23,55% per tutte le altre attività istituzionali, di promozione, eventi e gestione
Questa proporzione è molto alta per una fondazione, specialmente se:
Ha finalità di interesse pubblico e deve garantire un impatto sul territorio
Riceve contributi pubblici (come nel caso di una DMO) che dovrebbero essere destinati in prevalenza ad attività e progetti, non alla spesa corrente fissa
3. Confronto con parametri di sostenibilità
Secondo buone pratiche di accountability e trasparenza per enti non profit e fondazioni pubblico-private:
I costi del personale dovrebbero mantenersi tra il 30% e il 50% delle entrate, salvo casi particolari (enti di ricerca o alta specializzazione)
Un rapporto superiore al 70% è considerato fortemente squilibrato, perché riduce drasticamente la capacità operativa dell’ente e aumenta il rischio di “autoreferenzialità” (le risorse servono più a mantenere la struttura che a produrre benefici pubblici)
4. Considerazioni di legittimità e opportunità
Per una fondazione pubblica a partecipazione privata, destinare una parte consistente del bilancio alle spese di personale non è, di per sé, vietato. Tuttavia, questa scelta deve essere pienamente coerente con le finalità statutarie, con i regolamenti interni e con gli obblighi di rendicontazione previsti dal D.Lgs. 33/2013 in materia di trasparenza amministrativa, nonché, ove applicabile, con le disposizioni del Codice del Terzo Settore.
Quando l’ente opera con fondi pubblici, il profilo non è solo formale ma soprattutto sostanziale. In più occasioni la Corte dei Conti ha richiamato l’attenzione su casi in cui una sproporzione evidente tra spesa per il personale e risorse residue destinate alle finalità istituzionali mette in discussione la corretta gestione finanziaria. Un’incidenza eccessiva del costo del personale può tradursi in un concreto rischio di gestione inefficiente, specie se la gran parte dei contributi viene utilizzata per mantenere la struttura interna anziché per sviluppare progetti e iniziative a beneficio del territorio.
In tali circostanze, la magistratura contabile ha anche evidenziato il possibile insorgere di un danno erariale, qualora i risultati ottenuti e l’impatto sul contesto locale si rivelino marginali rispetto all’entità delle risorse impiegate. Per questo motivo, una fondazione che riceve fondi pubblici deve garantire un bilancio equilibrato, capace di dimostrare che le spese fisse e in particolare quelle per il personale sono proporzionate, motivate e funzionali al perseguimento degli obiettivi statutari.
Nel bilancio 2024 invece, emerge un punto critico evidente: 180.152,15 euro su 235.600,00 euro di entrate sono stati destinati al personale. Questo significa che la Fondazione impiega quasi tutti i contributi ricevuti per il pagamento di stipendi, lasciando margini estremamente ridotti per finanziare progetti concreti e attività di promozione e sviluppo del territorio. Una simile impostazione contabile rischia di trasmettere all’esterno l’immagine di un ente più orientato a garantire la sopravvivenza della propria struttura interna piuttosto che a perseguire in modo efficace le finalità istituzionali per cui è stato costituito.
1. Entrate 2025
Totale entrate: € 1.096.701,29 - Composizione:
Quote di contribuzione: € 346.712,59 (31,6% del totale)
Fondatori pubblici: € 290.777,59
Fondatori privati (associazioni e consorzi): € 52.995,00
Partecipanti ANEF: 2.940,00 €
Ricavi da progetti e convenzioni: € 749.988,70 (68,4% del totale)
Progetto Strategico FCC (Fondo Comuni Confinanti): € 439.123,78
Smart Tourism RV: € 229.746,12
Convenzione Punto Accoglienza Peraolo: € 31.118,80
Convenzione Regione Veneto: € 50.000,00
2. Uscite 2025
Totale costi: € 1.096.701,29 Composizione:
Costo del personale: € 188.656,65 → 17,2% del totale (nel 2024 era il 76,45%)
Incremento rispetto al 2024: + € 8.504,50 in valore assoluto, ma forte riduzione in incidenza percentuale grazie all’aumento dei ricavi.
Compensi a terzi: € 7.417,60 (stabile, + € 2.440 rispetto al 2024)
Spese diverse: € 892.536,04 → 81,4% del totale
Qui sono inclusi i progetti speciali per oltre € 750.000, che sono la vera novità del 2025.
Altri costi marginali: imposte, ammortamenti, uso beni di terzi.
Confronto bilancio 2024 vs 2025
Voce | 2024 (€) | 2025 (€) | Variazione % |
Entrate totali | 235.600,00 | 1.096.701,29 | +365,4% |
Costo personale | 180.152,15 | 188.656,65 | +4,7% |
Incidenza personale su entrate | 76,45% | 17,2% | -59,25 punti |
Spese diverse | 47.060,25 | 892.536,04 | +1796% |
Compensi a terzi | 4.977,60 | 7.417,60 | +49% |
2024: bilancio strutturalmente insostenibile e sbilanciato verso il personale.
2025: miglioramento dell’indice di sostenibilità grazie a fondi progetto, ma la struttura resta potenzialmente fragile se questi fondi non saranno rinnovati.
Rischio: senza nuove entrate stabili, al termine dei progetti il bilancio potrebbe tornare al modello 2024, con costi fissi troppo elevati rispetto alle entrate ordinarie.
Rispetto al 2024, in cui le entrate complessive ammontavano a 235.600 euro, il bilancio 2025 registra un incremento di oltre quattro volte, determinato principalmente dall’acquisizione di finanziamenti legati a progetti e convenzioni. Tale crescita, seppur rilevante sul piano numerico, comporta tuttavia un’alterazione strutturale della composizione delle entrate, in quanto la quota maggioritaria di tali risorse risulta vincolata all’esecuzione di specifiche attività progettuali e alla realizzazione di obiettivi predeterminati, come previsto dalle relative convenzioni e dagli atti di finanziamento.
In termini giuridico-contabili, si tratta di entrate a destinazione vincolata, che non possono essere liberamente utilizzate per coprire spese ordinarie di funzionamento o per incrementare la capacità operativa generale dell’ente. Ciò implica che, nonostante l’apparente aumento della disponibilità finanziaria, la reale capacità della Fondazione di sostenere spese strutturali ricorrenti, quali il costo del personale o gli oneri gestionali, non subisce un incremento proporzionale.
Sotto il profilo della corretta gestione delle risorse pubbliche, la distinzione tra entrate libere ed entrate vincolate assume rilievo essenziale, anche ai fini della trasparenza e del rispetto dei principi di veridicità e attendibilità del bilancio, sanciti dal Codice Civile e dalle linee guida della Corte dei Conti. La mancata evidenziazione di tale distinzione può generare una rappresentazione contabile fuorviante, idonea a far percepire una solidità economica superiore a quella effettiva, con conseguente rischio di squilibrio finanziario qualora i flussi derivanti da progetti straordinari non vengano confermati negli esercizi successivi.
L'esposto / Denuncia.
È bene chiarire che la nostra Associazione non è uno studio di commercialisti, né intende sostituirsi a chi ha competenze contabili e revisionali. Tuttavia, l’attività di tutela che svolgiamo ci impone di portare alla luce fatti che appaiono meritevoli di approfondimento, soprattutto quando vi è di mezzo la gestione di fondi pubblici o di risorse a partecipazione mista. I dati da noi esaminati, peraltro analizzati con il supporto di professionisti qualificati, evidenziano profili di criticità che non possono essere ignorati.
Proprio per questo riteniamo doveroso rimettere ogni valutazione agli organi competenti. La Corte dei Conti è chiamata a verificare l’eventuale danno erariale derivante da scelte gestionali non trasparenti o distorte; l’ANAC a valutare l’osservanza delle regole in materia di trasparenza, anticorruzione e corretto utilizzo delle risorse pubbliche; la Procura della Repubblica ad accertare se emergano condotte rilevanti anche sul piano penale.
Un ente che nello statuto proclama principi di democrazia, imparzialità, oggettività e trasparenza non può sottrarsi a verifiche di legalità e correttezza. È un atto dovuto nei confronti dei cittadini e della collettività, che hanno il diritto di sapere se la gestione della Fondazione DMO Dolomiti sia realmente conforme alle finalità dichiarate o se, al contrario, si perpetuino meccanismi opachi.
Abbiamo quindi chiesto:
la compatibilità delle norme statutarie con la legislazione vigente in materia di enti pubblici, appalti e trasparenza;
eventuali violazioni delle norme anticorruzione e dei principi di imparzialità amministrativa;
la correttezza dell’uso di fondi pubblici e il rispetto delle regole contabili e di destinazione;
la sussistenza di ipotesi di danno erariale o arricchimento senza causa a favore di soggetti privati partecipanti alla Fondazione;
La tutela della legalità e della trasparenza non è un’opzione e non passa solo dalle strade: è un obbligo giuridico e morale, soprattutto quando si parla di gestione di risorse pubbliche e promozione del territorio.
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