Imola e autovelox: Sicurezza o industria della sanzione?
- Altvelox

- 2 giorni fa
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Nel Nuovo Circondario Imolese i proventi delle multe non raccontano solo quante sanzioni vengono fatte. Raccontano come viene usato il potere sanzionatorio e quanto poco torna in termini di sicurezza reale su strada.

TANTI PIÙ SOLDI DALLE MULTE, POCA SPIEGAZIONE
Per anni, fino al 2022, le cifre dichiarate come proventi vincolati dalle multe erano modeste, poche migliaia di euro. Dal 2023 cambia tutto: si passa a importi nell’ordine di oltre un milione di euro l’anno per la quota vincolata ex articolo 208 Codice della strada, più altre centinaia di migliaia di euro per le violazioni dei limiti di velocità ex articolo 142.
In pratica, in un anno il sistema delle sanzioni esplode. Crescono le entrate, ma nelle relazioni non si trova una vera spiegazione: nessun chiarimento su nuovi impianti, nuove convenzioni, nuove strategie. Solo tabelle e numeri. Per un bilancio pubblico questa è una lacuna, non un dettaglio.
IL “MAGICO” 25 – 25 – 50
La quota vincolata ex articolo 208 viene sempre divisa nello stesso modo: 25 per cento a segnaletica, 25 per cento a potenziamento dei controlli, 50 per cento a tutto il resto (manutenzione strade, utenti deboli, educazione stradale, piani del traffico, previdenza e assistenza del personale, eccetera).
Ogni anno, identica percentuale. Cambiano solo le cifre assolute. Ma secondo voi il Comune di Imola ha un piano urbano del traffico regolarmente aggiornato? Sul sito istituzionale risulta un documento neppure corretto del 2014 ed un secondo del 2017.
Questo è un segnale chiaro: non si parte dai progetti e dalle esigenze di sicurezza, ma da uno schema contabile fisso. Prima si decide la griglia, poi si infila dentro il totale delle multe. Il vincolo di destinazione previsto dalla legge non è un esercizio di geometria percentuale, è obbligo di legare i soldi a interventi concreti, identificabili e verificabili.
I SOLDI PER LA SICUREZZA PARCHEGGIATI IN “AVANZO VINCOLATO”
Un altro dato colpisce chiunque legga con calma le relazioni: anno dopo anno, una fetta importante dei proventi resta inutilizzata e viene “parcheggiata” come avanzo vincolato. Le relazioni indicano importi con percentuale di realizzazione pari a zero, spesso con importi molto rilevanti, sia per la segnaletica sia per la messa in sicurezza delle infrastrutture.
Tradotto in linguaggio semplice: i cittadini pagano le multe, la legge dice che quei soldi devono servire per migliorare le strade e la sicurezza, ma una parte consistente viene accantonata e non si trasforma in cantieri, lavori, interventi visibili. Rimane un numero in bilancio. Non è questo lo spirito dell’articolo 208.
LE MULTE PER VELOCITÀ: TANTI INCASSI, POCHI LAVORI SULLE STRADE
Sui proventi specifici delle violazioni dei limiti di velocità, vincolati dall’articolo 142, la situazione è ancora più netta.
Per il 2023 e il 2024 le somme destinate a “manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali” sono molto elevate, ma quasi tutte restano in avanzo vincolato con percentuale di realizzazione pari a zero o comunque molto bassa. Al contrario, le voci dedicate al “potenziamento dell’attività di controllo” e alle “spese per il personale” risultano regolarmente realizzate al 100 per cento.
In concreto questo significa che i soldi delle multe per velocità vengono spesi con priorità per alimentare il sistema che produce le sanzioni (controlli, strutture, personale), mentre la parte che dovrebbe tradursi in asfalti rifatti, incroci messi in sicurezza, piste ciclabili, attraversamenti protetti rimane largamente inespressa. La legge però dice il contrario: prima sicurezza, poi il resto.
SICUREZZA O INDUSTRIA DELLA SANZIONE?
Mettendo insieme questi elementi, l’immagine che emerge è semplice e scomoda:
i proventi esplodono dal 2023 in avantila ripartizione è rigida, standardizzata, sempre ugualele spese per controlli e personale si realizzano integralmentele risorse per interventi strutturali di sicurezza restano in buona parte ferme in avanzo vincolato.
Questa non è una svista. È una scelta di modello. Si investe con puntualità sul “motore” che genera verbali, mentre la manutenzione reale delle strade viene rinviata, spezzettata, frammentata o semplicemente rinviata a data da destinarsi.
Chi guida, chi va a piedi o in bici, vede lo specchio di questa impostazione: molti controlli, molti apparecchi, poca percezione di lavori sistematici sulle criticità note.
NESSUN TRASFERIMENTO AD ALTRI ENTI, NONOSTANTE IL CONTESTO
Un’ulteriore criticità sta nel fatto che, nelle sezioni dedicate all’eventuale riversamento di quote ad altri enti, le relazioni riportano “nessun ente indicato”.
In un’area dove insistono diversi comuni, con strade che possono non essere tutte di proprietà dell’ente che incassa, questo dato apre un interrogativo preciso: se una parte delle sanzioni viene elevata su infrastrutture non di proprietà del Nuovo Circondario Imolese, sono state versate le quote previste dall’articolo 208 agli enti proprietari oppure no?
Se la risposta fosse negativa, il problema non sarebbe solo politico ma contabile.
TRASPARENZA DI FACCIATA, NON DI SOSTANZA
Sulla carta l’ente compila il modello previsto dalla legge e lo invia. Le caselle sono piene, le percentuali tornano, le somme quadrano. Quello che manca è la sostanza: nessun elenco di interventi dettagliati nessuna descrizione di dove e come si è migliorata davvero la sicurezza nessun collegamento con piani del traffico, piani urbani della mobilità (non predisposti e aggiornati ogni 2 anni), programmazione delle opere.
Il cittadino non ha modo di capire se i soldi delle proprie multe hanno ridotto incidenti, sistemato incroci pericolosi, protetto attraversamenti scolastici. Ha solo la certezza di aver pagato.
COSA RESTA AL CITTADINO
Il quadro finale è questo: il sistema funziona benissimo quando si tratta di emettere verbali, incassare e finanziare apparati e personale. Funziona molto meno quando si tratta di restituire ai cittadini strade più sicure. Per Altvelox non è una semplice impressione. È il risultato di anni di lettura di relazioni, bilanci, delibere, confrontate con ciò che gli automobilisti e i residenti vedono ogni giorno.
I proventi delle multe non possono essere la cassaforte silenziosa di un’industria della sanzione. Devono tornare alla loro funzione originaria: ridurre il rischio sulle strade, proteggere chi circola, rendere visibile, misurabile e controllabile ogni euro speso in nome della “sicurezza stradale”.








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