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Autovelox SafeDrive: il perfetto sconosciuto.

Sul tratto della SR69 a Figline e Incisa Valdarno da maggio ad ottobre 2025 un dispositivo “sperimentale” dotato di intelligenza artificiale è stato usato per accertare uso dei telefonini o mancato uso delle cinture di sicurezza, fermare e sanzionare gli automobilisti mentre Ministeri, dichiarano di non avere atti, controlli, omologazione insomma un perfetto sconosciuto. Denuncia querela depositata.


L'apparecchio elettronico ad intelligenza artificiale Safe Drive
L'apparecchio elettronico ad intelligenza artificiale Safe Drive

La domanda da cui dobbiamo partire, prima ancora dei codici e delle sentenze, è brutale nella sua semplicità: come fa un apparecchio elettronico sconosciuto al MIT e al MISE a essere installato su una strada gestita dalla Provincia di Firenze, in un Comune, e a sanzionare i cittadini?


L'iniziativa pubblicizzata in grande stile anche sul TG2 che ne descriveva le potenzialità operative

Sul tratto della SR69, all’altezza dell’area ex Bekaert, è stato utilizzato un dispositivo denominato “Autovelox SafeDrive”, basato su telecamere e algoritmi di intelligenza artificiale. Non si è trattato di un innocuo test accademico. Il sistema è stato presentato con servizi televisivi nazionali, conferenze stampa, dichiarazioni trionfali sulla “sicurezza” e sulla “multa assicurata”, mentre nel frattempo venivano emessi verbali, decurtati punti patente e disposte perfino sospensioni di patente.


Denuncia querela del 10.12.2025
Denuncia querela del 10.12.2025

Secondo le risposte ufficiali ricevute da Altvelox, i Ministeri competenti hanno dichiarato di non possedere alcun decreto di omologazione o approvazione specifica, nessuna scheda tecnica, nessun fascicolo metrologico relativo al SafeDrive. In sintesi: lo Stato, per iscritto, dice di non avere a disposizione gli atti che normalmente accompagnano uno strumento che entra nella catena dell’accertamento sanzionatorio.


Nonostante questo vuoto documentale, il Comune e il Comando di Polizia Locale hanno continuato a presentare il sistema come pienamente operativo e affidabile. Quando Altvelox ha chiesto accesso agli atti, molti documenti non sono stati trasmessi, altri sono stati dichiarati inesistenti, altri ancora sono stati schermati dietro la formula del “segreto industriale” della società privata che ha fornito il dispositivo. Il risultato concreto è che il cittadino multato viene giudicato e sanzionato attraverso un apparecchio di cui non può conoscere specifiche, margini di errore, verifiche, controlli.


Qui il punto non è essere “contro la tecnologia”. Il punto è la gerarchia delle garanzie. Un sistema che usa intelligenza artificiale per analizzare in tempo reale gli abitacoli, riconoscere i comportamenti di guida e selezionare chi deve essere fermato richiede più tutele, non meno. Richiede omologazione vera, verifiche periodiche tracciabili, trasparenza sul software, sui parametri impostati, sulle soglie di allarme e sugli errori possibili. Se l’algoritmo decide chi finisce nel mirino, l’algoritmo diventa parte integrante della prova, quindi deve essere controllabile.


Le ordinanze e sentenze della Corte di Cassazione, vanno tutte nella stessa direzione: gli strumenti elettronici che contribuiscono all’accertamento della violazione devono essere omologati e pienamente tracciabili. Non basta etichettarli come “supporto”, non basta una generica approvazione tecnica.


La sicurezza stradale è una cosa seria. Non è nostra intenzione minimizzare la gravità dei comportamenti irresponsabili alla guida, né far passare il messaggio che i provvedimenti sanzionatori non siano necessari. Sulle strade oggi si vede di tutto: scarso rispetto delle regole, poca tolleranza reciproca, nessuna consapevolezza dei danni che si possono provocare con un veicolo o con una condotta distratta, aggressiva o egoista. Il nome Altvelox non nasce per “salvare” gli automobilisti pericolosi e irresponsabili dalle multe o per ostacolare i controlli, ma per pretendere che quei controlli siano svolti in modo legale, trasparente e rispettoso delle norme. La repressione delle violazioni è giusta solo se gli strumenti utilizzati sono regolari, omologati e gestiti nell’interesse della collettività, non come semplice macchina per fare cassa e sistemare i bilanci.


Con la denuncia querela presentata il 10 dicembre 2025, Altvelox chiede alla magistratura di verificare se l’uso del SafeDrive sulla SR69 sia compatibile con questo quadro di garanzie, di accertare la legittimità delle sanzioni emesse con il suo ausilio e di individuare eventuali responsabilità nell’avere costruito un sistema sanzionatorio fondato su un apparecchio che, allo stato degli atti, risulta sconosciuto proprio a quelle istituzioni che dovrebbero vigilarne esistenza, conformità e affidabilità. La sicurezza stradale è una funzione pubblica, non un laboratorio privato a spese degli automobilisti.


Valdarno24 11.12.2025

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