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Auto Euro 5 bandite: provvedimenti illegittimi che penalizzano chi non può cambiare auto altro che ecologia.

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  • 4 giorni fa
  • Tempo di lettura: 6 min

Dal 1° ottobre, stop ai diesel Euro 5 nei Comuni sopra i 30.000 abitanti per seguire la direttiva europea. Ma senza Piano Urbano del Traffico aggiornato, è un abuso. Lo dice l’art. 36 del Codice della Strada e la circolare ministeriale attuativa 3816/1997.

L'Assessore Giampaolo Bottacin annuncia lo stop alle auto Diesel Euro 5 da ottobre
Regione Veneto - L'Assessore Giampaolo Bottacin annuncia lo stop alle auto Diesel Euro 5 da ottobre

Con un annuncio che ha già fatto discutere migliaia di cittadini, l’Assessore regionale del Veneto, Gianpaolo Bottacin, ha ufficializzato oggi la prossima stretta alla circolazione per contrastare lo smog: dal 1° ottobre 2025 le auto diesel Euro 5 non potranno più circolare nei Comuni veneti con oltre 30.000 abitanti, nelle fasce orarie già previste per i blocchi anti-inquinamento. Una misura che, a detta dell’Assessore, si rende necessaria per cercare di migliorare la qualità dell'aria e limitare la circolazione stradale in zone dove si verificano problematiche di inquinamento, nel settembre 2023 il Governo Meloni ha approvato il decreto legge 121, poi convertito in legge a novembre, con la previsione di bloccare le autovetture diesel Euro 5, quelle immatricolate dal 2009 al 2015. Tutto nasce, pero da Bruxelles per una normativa che impone alle auto Euro 5 di essere sostituite con quelle più ecologiche come auto elettriche.

Il Gazzettino 01.06.2025
Il Gazzettino 01.06.2025

Al di la del fatto che fermare 230mila veicoli in veneto la vediamo poco praticabile vista la situazione economica, la domanda è semplice e urgente: possono le pubbliche amministrazioni limitare in questo modo la libertà di movimento senza un atto formale e aggiornato che lo consenta? La risposta è NO. Perché esiste una gerarchia delle norme che neppure le Regioni possono aggirare con dichiarazioni politiche.


Art. 36 Codice della Strada: l’obbligo del Piano Urbano del Traffico (PUT e PGTU)


Sempre qui si arriva, sono le basi della sicurezza stradale previste dall’art. 36 del Codice della Strada è chiaro: i Comuni con più di 30.000 abitanti devono obbligatoriamente dotarsi di un Piano Urbano del Traffico (PUT), uno strumento tecnico-giuridico fondamentale per qualsiasi intervento sulla viabilità, compresi i blocchi della circolazione. Questo Piano deve essere aggiornato almeno ogni due anni (comma 5), integrando dati sul traffico, sull’inquinamento, sull’incidentalità e sulle infrastrutture. E l'obbligo è esteso per tutti i comuni anche con meno di 30mila abitanti che per particolari necessità di traffico o prevenzione dell'ambiente vogliano istituire zone a traffico limitato o come in questo caso vogliano proprio fermare una tipologia di motore.


I piani del traffico sono obbligatori in quanto finalizzati ad ottenere, tra le altre prescrizioni, il miglioramento delle condizioni di circolazione e della sicurezza stradale.  Solo in base a tali piani è possibile apportare interventi e modifiche al piano viario e alla segnaletica stradale, ivi incluse le prescrizioni – verifica delle condizioni di idoneità - per l’eventuale posizionamento di eventuali sistemi di rilevamento della velocità statici o mobili in relazione al tratto di strada interessato. Per subordinare una Zona a traffico limitato al pagamento di un pedaggio è necessario il piano urbano del traffico ed il suo aggiornamento biennale. 


Per imporre un divieto così pesanteche limita la libertà di movimento garantita dalla Costituzioneserve una base normativa concreta. E questa base si chiama Piano Urbano del Traffico (PUT), previsto dall’art. 36 del Codice della Strada. Non è un optional, non è una formalità. È un obbligo di legge. Ogni Comune sopra i 30.000 abitanti deve adottarlo e aggiornarlo almeno ogni due anni. E se non ce l’ha? Non può vietare un bel niente. Né bloccare le auto, né introdurre ZTL, né tantomeno imporre pedaggi.


Anche Treviso non ha un PUT e PGTU
Anche Treviso non ha un PUT e PGTU

Lo spiega bene anche la circolare attuativa ministeriale del 1997 (n. 3816), ancora valida e chiarissima: Solo così le limitazioni alla circolazione possono dirsi motivate, proporzionate e legittime la norma chiarisce senza mezzi termini che “ogni misura di regolazione della mobilità urbana deve fondarsi su un Piano Urbano del Traffico vigente”, pena la violazione delle competenze regolamentari e l’abuso di potere da parte dell’amministrazione.


Nessuna misura di regolazione del traffico urbano è legittima senza un PUT e PGTU aggiornato. E qui arriva il punto: quanti Comuni oggi stanno vietando la circolazione alle Euro 5 SENZA avere un piano aggiornato? Spoiler: la maggioranza se non la quasi totalità perche sino a quanto l'europa non ha stanziato risorse pubbliche per i piani della mobilità sostenibile (documenti non obbligatori) i comuni del PUT e PGTU se ne sono dimenticati perche non esiste una sanzione per le Amministrazioni inadempienti.


Il paradosso è servito: amministrazioni che non rispettano le regole pretendono dai cittadini sacrifici illegittimi, mascherandoli da scelte ambientali. Ma la tutela dell’ambiente non può diventare il pretesto per fare cassa o scaricare responsabilità, né tantomeno per fare propaganda. Perché bloccare le auto Euro 5 oggi non colpisce chi inquina di più: colpisce chi non può permettersi di cambiare macchina. Parliamo di famiglie monoreddito, artigiani, lavoratori pendolari, anziani. Gente che ha acquistato l’auto Euro 5 in buona fede, quando era del tutto a norma. E che oggi viene trattata da criminale ambientale solo perché non può permettersi un’auto nuova. Nel frattempo, il trasporto pubblico resta carente, le piste ciclabili sono una barzelletta, e la pianificazione urbana è ferma agli anni ’90. Ma guai a toccare la narrazione: “lo facciamo per l’aria pulita”. La verità è un’altra: Se non c’è un PUT adottato negli anni e regolarmente aggiornato, non potete bloccare le auto. Punto. E se lo fate lo stesso, state violando la legge. A questo punto, forse, più che i cittadini senza Euro 6, andrebbero fermati i Comuni senza piano traffico.


Limitare un diritto costituzionale senza base giuridica è un abuso


La libertà di circolazione è tutelata dalla Costituzione Italiana all’articolo 16, che stabilisce che ogni cittadino può “circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale”. Limitazioni possono essere imposte solo per motivi di sicurezza o sanità pubblica e con legge formale o regolamenti locali fondati su piani e dati concreti.


Dove sono i piani del traffico? Dove sono i dati? Quanti dei Comuni interessati dal blocco hanno effettivamente un PUT e PGTU aggiornato? Senza questo strumento, il blocco delle auto Euro 5 sarà giuridicamente nullo e rappresenta un atto arbitrario, passibile di impugnazione e risarcimento danni, sopratutto per quelle aziende che ne dovessere arrecare pregiudizio economico causa il blocco dei veicoli in dotazione non utilizzabili.


Il rischio: propaganda ambientale sulle spalle dei cittadini


Dal 1 ottobre 25 stop euro 5 - Luca Zaia
Dal 1 ottobre 2025 stop alle auto euro 5 - Luca Zaia

Sia chiaro: nessuno nega l’urgenza di affrontare la crisi ambientale e l’inquinamento urbano. Ma i sacrifici devono essere equitamente distribuiti, le misure razionali, e soprattutto legalmente fondate. Invece, si continua a colpire chi non ha alternative: pendolari, piccoli artigiani, operatori del commercio, famiglie che non possono cambiare auto ogni cinque anni. Chi oggi ha un’auto Euro 5 ha rispettato tutte le norme fino a ieri, e improvvisamente si ritrova a essere trattato come un fuorilegge. Nel frattempo, trasporto pubblico inefficiente, zero incentivi reali e nessun piano di riconversione urbana degno di questo nome. Molti cittadini utilizzano ancora auto Euro 5 non per scelta, ma per necessità economica. L'acquisto di un'auto nuova o più recente rappresenta un investimento significativo che non tutti possono sostenere, specialmente in un periodo di crisi economica e inflazione crescente. Penalizzare questi cittadini con restrizioni alla mobilità significa ignorare le disuguaglianze sociali e aumentare il divario tra chi può permettersi di adeguarsi alle nuove normative e chi no.


Conclusione: serve una reazione legale, non solo mediatica


È tempo che i cittadini inizino a difendersi legalmente da questi provvedimenti illegittimi. Le associazioni, i comitati, gli avvocati devono farsi sentire.


È possibile:

  • richiedere l’accesso agli atti per verificare se il Comune ha un PUT aggiornato;

  • diffidare formalmente le amministrazioni responsabili di atti arbitrari;

  • in caso di sanzione amministrativa proporre ricorso al prefetto o al giudice di pace nei termini;

  • impugnare le ordinanze di blocco presso il TAR per violazione dell’art. 36 CdS;

  • chiedere danni patrimoniali e morali per i danni subiti da blocchi non legittimi.


La tutela dell’ambiente è un obiettivo nobile. Ma non può diventare il paravento per violazioni sistematiche dei diritti fondamentali. Chi governa ha il dovere di rispettare le norme prima ancora di pretendere il rispetto dai cittadini.


Altvelox a tua disposizione per la libertà di moivmento
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"Il diritto alla mobilità non può essere sacrificato sull’altare dell’ideologia e della disinformazione. Serve pianificazione, legalità e rispetto." Altvelox

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