Censura di stampa e silenzio istituzionale: quando il diritto di cronaca diventa scomodo.
- Altvelox

- 11 lug
- Tempo di lettura: 6 min
La sistematica rimozione di contenuti giornalistici di interesse pubblico configura una grave violazione dell’art. 21 della Costituzione e impone una riflessione giuridica sul ruolo degli enti pubblici nel limitare l’informazione libera e indipendente. Il 20.05.2025 avevamo scritto al Presidente e Consiglio Ordine Giornalisti del Veneto, ma pare non rientri nelle loro abitudini rispondere. La nostra lettera al Presidente Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli.

Belluno - 11 Luglio 2025 - Lettera aperta.
Egregio Presidente
Dal mese di giugno 2024 a ieri, abbiamo formalizzato 125 denunce querele in capo a sindaci, dirigenti polizia locale, dirigenti polizia stradale, presidenti di province e persino prefetti, ritenuti responsabili di presunti e possibili reati, anche perseguibili d'ufficio in ordine alla autorizzazione d'uso, installazione e uso di rilevatori elettronici per il monitoraggio delle violazioni stradali.
TUTTI I RILEVATORI ELETTRONICI PER IL MONITORAGGIO DELLE INFRAZIONI CON PROVA LEGALE (autovelox - Tutor - T-Red - e simili) SONO ILLEGALI perché non omologati. Lo dispone il vigente codice della strada e lo ha detto la Cassazione con 41 pronunce dal 2001 elencando le sei più recenti (Cass. n. 10505/2024 del 18.04.2024 - Cass. n. 19732/2024 del 10.07.2024 - Cass. n. 20913/2024 del 26.07.2024 - Cass. n. 26315/2024 del 09.10.2024 - Cass. n.10365/2025 del 14.03.2025 e Cass. 12924/2025 del 14.05.2025).
L’uso continuato di tali strumenti, ben oltre il semplice errore materiale o interpretativo, trasforma l’accertamento della violazione in un abuso di potere, con potenziali ricadute sia in termini di responsabilità erariale che di responsabilità penale, per ipotesi configurabili, il falso ideologico e materiale e truffa ai danni della collettività. È principio generale e consolidato che non è consentito all’Amministrazione pubblica perseguire un fine legittimo, quale il rispetto del Codice della Strada, mediante strumenti illegittimi o contrari alla legge. Il fine non giustifica il mezzo, e ancora meno quando il mezzo impiegato sia illegale, inidoneo e produttivo di effetti lesivi ai diritti fondamentali dei cittadini, che si trovano privati di tutela ed esposti a sanzioni arbitrarie.
STAMPA E MEDIA NEL VENETO
La funzione della stampa in uno Stato di diritto non è meramente informativa, bensì costituzionalmente rilevante. L’articolo 21 della Costituzione italiana sancisce il diritto alla libertà di manifestazione del pensiero, che comprende la libertà di stampa, di informazione e di critica. Tale libertà, tuttavia, non si esaurisce in un diritto soggettivo del giornalista o dell’editore, ma si traduce anche in un dovere oggettivo nei confronti della collettività. La giurisprudenza della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale ha più volte ribadito che la stampa ha l’obbligo di rappresentare correttamente, integralmente e senza indebite omissioni i fatti di interesse pubblico, anche e soprattutto, quando questi coinvolgono soggetti istituzionali, organi pubblici o esponenti politici. Il diritto di cronaca non può essere sacrificato per motivi di convenienza politica, pressione istituzionale o timore di ritorsioni.
Nel rispetto dei canoni della correttezza e della verità sostanziale dei fatti, la stampa deve:
Riferire integralmente gli elementi essenziali della notizia, evitando manipolazioni, omissioni o distorsioni che ne alterino il significato o la portata.
Non operare censure dirette o indirette, specialmente quando la notizia riguarda comportamenti, omissioni o abusi da parte di pubbliche amministrazioni, enti locali o corpi di polizia.
Garantire il pluralismo informativo, promuovendo il confronto e assicurando il diritto dei cittadini a una conoscenza completa, libera e non condizionata da interessi politici o economici.
La censura, anche quando mascherata da scelte editoriali o da silenzi selettivi, lede il diritto collettivo a essere informati e costituisce una violazione dei principi costituzionali, oltre che una grave responsabilità deontologica per il giornalista e per il direttore responsabile. La stampa e i media in genere, hanno dunque il dovere civile e giuridico di pubblicare ogni informazione rilevante per l'interesse pubblico, soprattutto quando essa contribuisce a fare chiarezza su atti della pubblica amministrazione, su presunti abusi di potere o su comportamenti lesivi dei diritti dei cittadini.
In Veneto ma anche in altre regioni, abbiamo ormai constatato con allarmante frequenza un fenomeno che non può più essere ignorato né tollerato: notizie documentate, dettagliate e di assoluto interesse pubblico vengono sistematicamente ignorate, distorte o, peggio ancora manipolate in modo da travisare completamente i fatti. Malgrado la trasparenza delle fonti, la presenza di dati oggettivi, documenti ufficiali e in molti casi evidenze legali inoppugnabili, assistiamo troppo spesso a un silenzio stampa inquietante da parte di numerosi organi di informazione nella Regione Veneto.
Quando queste notizie riescono a trovare spazio, lo fanno spesso in modo parziale, deformato o tendenzioso, talvolta con toni insinuanti e denigratori, che nulla hanno a che vedere con l’etica professionale o con il diritto di cronaca. Un caso emblematico riguarda la denuncia-querela presentata il 2 maggio 2025 nei confronti del giornalista Stefano Bensa del Corriere del Veneto, autore di un articolo gravemente diffamatorio e lesivo dell’immagine e dell’onorabilità non solo di chi ha denunciato fatti di interesse pubblico (noi), ma anche di un’intera comunità di cittadini impegnati nella tutela della legalità e dei diritti. Tale atteggiamento, fatto di omertà selettiva, censura editoriale e deformazione dei contenuti, non può essere giustificato né come libertà di opinione né come scelta redazionale. Si configura, piuttosto, come una grave violazione del dovere di informare in modo corretto, completo e imparziale, sancito non solo dalla Costituzione (art. 21) ma anche dalla deontologia giornalistica.
Una narrazione a senso unico, che copre gli abusi e silenzia chi li denuncia. Una complicità editoriale che alimenta la disinformazione e nega ai cittadini il diritto di conoscere la verità. Il risultato è un sistema informativo malato, che sceglie di non informare quando la verità disturba il potere. E non si tratta di un caso isolato. Si tratta di un meccanismo sistemico, dove quasi tutti gli organi di informazione del Veneto salvo rare eccezioni, ignorano, distorcono o omettono deliberatamente fatti scomodi.
In qualità di presidente dell’associazione Altvelox, mi vedo costretto a denunciare pubblicamente un fenomeno sempre più allarmante, che mina alle fondamenta non solo la trasparenza e la libertà di informazione, ma anche il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati su fatti di interesse pubblico. In Veneto e non solo, purtroppo, assistiamo con crescente frequenza a un comportamento che nulla ha a che fare con la libertà di stampa, ma somiglia piuttosto a un meccanismo di autocensura selettiva, omertà editoriale e manipolazione sistematica dei contenuti.
Da anni, la nostra associazione denuncia fatti documentati, sostenuti da dati oggettivi, documenti ufficiali e in numerosi casi, da atti formali depositati presso le Procure della Repubblica. Tuttavia, questi contenuti faticano a trovare spazio sui principali organi di informazione regionali, in particolare nel Veneto. Quando accade, le notizie vengono spesso trattate in modo parziale, distorto o insinuante, fino a travisare completamente il senso e la portata dei fatti denunciati.
Un caso emblematico è rappresentato dall'articolo a firma del giornalista Stefano Bensa, pubblicato sul Corriere del Veneto, oggetto di una formale denuncia-querela presentata il 2 maggio 2025, per contenuti gravemente diffamatori e lesivi non solo dell'immagine dell'associazione Altvelox, ma anche della dignità di centinaia di cittadini che si battono quotidianamente per la legalità, la trasparenza amministrativa e il rispetto dei diritti fondamentali.
Il fatto che l’Ordine dei Giornalisti del Veneto, regolarmente informato con comunicazione del 20 maggio 2025 che alleghiamo, non abbia ritenuto corretto di fornire alcuna risposta, nemmeno in forma interlocutoria, né abbia proposto un confronto chiarificatore, rappresenta a nostro avviso, una forma di silenzio istituzionale ancor più grave della censura diretta. Perché quando l’Ordine, organo di garanzia della deontologia, tace davanti a fatti che chiamano in causa non solo la correttezza dell’informazione ma anche il rispetto della funzione giornalistica come servizio pubblico, viene meno al proprio compito essenziale: tutelare il cittadino e garantire la verità dell’informazione.
Il silenzio degli organi di stampa e delle istituzioni competenti, non può essere giustificato come una “scelta editoriale” o un “diritto all’oblio”. Quando si tace consapevolmente davanti a fatti accertati, si compie una omissione attiva, che genera disinformazione e protegge gli abusi. Questo tipo di narrazione a senso unico che copre il potere e silenzia chi lo denuncia, non è più compatibile con uno Stato di diritto.
Noi di Altvelox abbiamo il dovere di dirlo con chiarezza: siamo davanti a un problema sistemico. Un'intera categoria di cittadini impegnati nella tutela della legalità e nella difesa dei diritti viene sistematicamente ignorata, delegittimata o denigrata. E quando neppure l’Ordine regionale dei giornalisti mostra interesse o volontà di dialogo, non resta che rivolgersi all’Ordine nazionale e agli organi di giustizia. Chi sceglie di non rispondere, chi preferisce ignorare, si assume una precisa responsabilità morale e istituzionale. E noi continueremo a denunciare queste responsabilità, anche quando sono mascherate dietro un'apparente neutralità. Perché il silenzio, quando riguarda la verità, non è mai neutro. È complice.
Restando a completa disposizione si inviano i migliori saluti.
Altvelox - Associazione Nazionale
Tutela Utenti della Strada
Gianantonio Sottile Cervini








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