Giudice di pace di Treviso affonda censimento e autovelox in tangenziale: multe annullate e Comune condannato alle spese.
- Altvelox
- 8 ore fa
- Tempo di lettura: 3 min
Il giudice di pace di Treviso accoglie altri due ricorsi distinti e annulla tre verbali emessi con il dispositivo installato in tangenziale, lo stesso già finito davanti alla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 10505/2024, privo di omologazione. Come anticipato, il censimento ministeriale non trasforma un apparecchio irregolare in uno strumento legittimo, nonostante quello che certa stampa continua a lasciare intendere ai cittadini. Il Comune è stato condannato a rimborsare le spese ai ricorrenti, mentre Altvelox annuncia una nuova denuncia querela con richiesta di sequestro preventivo dei rilevatori ancora in funzione.

Treviso e il suo sindaco Mario Conte sono l’esempio pratico di ciò che da mesi spieghiamo ai cittadini: il censimento dei rilevatori non trasforma uno strumento privo di omologazione in un apparecchio legale. Il giudice di pace di Treviso ha accolto due distinti ricorsi presentati da associati Altvelox contro altrettanti verbali emessi dal Comune di Treviso per presunti eccessi di velocità rilevati con l’autovelox installato sulla tangenziale, lo stesso impianto al centro dell’ordinanza della Corte di Cassazione n. 10505 del 2024.
Il giudice nelle due sentenze ha rilevato che per quel dispositivo non risulta un decreto formale di omologazione in senso proprio, adottato dall’autorità competente e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ma solo atti amministrativi interni e richiami a procedure di “approvazione” che la Suprema Corte ha chiarito non essere sovrapponibili all’omologazione richiesta dal Codice della strada. Se manca l’omologazione, manca il presupposto legale per sanzionare. Di conseguenza, i verbali sono stati annullati. Questo avviene mentre il Ministero ha inserito quel rilevatore nel censimento nazionale degli autovelox.

Le due ultime sentenze del giudice di pace confermano quanto Altvelox continua a sostenere: sapere dove è collocato uno strumento non sana i suoi vizi originari. Il censimento è un elenco, non una sanatoria. L’obbligo di omologazione resta immutato e non può essere aggirato con atti ricognitivi o tabelle riepilogative.
Invece di spiegare questi passaggi ai cittadini, una parte della stampa generalista preferisce titoli rassicuranti, spesso molto graditi ai sindaci, lasciando intendere che la semplice presenza in elenco “legittimi” gli autovelox. Il risultato è che l’automobilista medio viene portato a credere che sia tutto in regola, mentre le sentenze continuano a dire l’esatto contrario. Informazione incompleta, a tratti fuorviante, che alimenta confusione e sfiducia.
C’è poi un altro aspetto che non può essere ignorato. In entrambi i procedimenti il giudice di pace ha condannato il Comune di Treviso al pagamento delle spese legali sostenute dai nostri associati. Ciò significa che, oltre a emettere verbali fondati su uno strumento privo di omologazione, l’ente espone la collettività a un danno economico ulteriore. Prima si incassano somme su multe che rischiano di essere nulle, poi si pagano le spese di causa con denaro pubblico. Il danno erariale cade ancora una volta sui cittadini.
Altvelox presenterà una nuova denuncia querela, chiedendo alla Procura competente di valutare eventuali profili penali connessi alla persistente utilizzazione di apparecchi privi dei requisiti di legge e ai riflessi sui conti pubblici. Verrà nuovamente chiesto il sequestro preventivo dei rilevatori installati sulla tangenziale, a fronte della decisione del sindaco Conte di non spegnere gli impianti nonostante i ripetuti allarmi, le pronunce della Cassazione e ora anche le decisioni del giudice di pace di Treviso.
Il messaggio è semplice: la legalità dei controlli non si misura a colpi di comunicati o di censimenti, ma sul rispetto rigoroso delle norme e delle sentenze. Tutto il resto è propaganda pagata dai cittadini.



