Il Prefetto di Perugia annulla le multe del Comune: necessaria l'omologazione dell'apparecchio.
- Altvelox
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La decisione n. 26658 del 15 settembre 2025 segna un punto di svolta perche disconosce senza mezzi termini la direttiva n.995 del marzo scorso con cui il ministero dell'interno sollecitava i prefetti a respingere i ricorsi equiparando omologazione ad approvazione. A Perugia, il Prefetto ha agito nel pieno rispetto del suo ruolo di garante della legalità, correggendo gli abusi e riportando equilibrio tra cittadini e istituzioni.

La decisione n. 26658 del 15 settembre 2025 non è un semplice atto burocratico ma un provvedimento che ribalta in modo netto l’impianto sanzionatorio costruito dal Comune. Con l’accoglimento del ricorso e l’annullamento delle sanzioni, la Prefettura ha riconosciuto la fragilità giuridica di quei verbali, indicando con chiarezza che l’amministrazione non può spingersi oltre i limiti fissati dal Codice della Strada e dalle regole procedurali. Le conseguenze non si limitano ai singoli ricorrenti, ma aprono una breccia che rischia di travolgere centinaia di atti simili e di esporre l’ente a richieste di restituzione e a responsabilità contabile. Un messaggio inequivocabile: senza rispetto delle norme, le multe non valgono nulla.
L’ordinanza prefettizia va letta con attenzione perché rappresenta un vero e proprio caso di scuola in materia di diritto amministrativo applicato al Codice della Strada. Il ricorso è stato accolto in toto, con la conseguenza che le sanzioni comminate risultano prive di effetti giuridici. Questo significa che non si tratta di una riduzione parziale o di una correzione formale, ma di un annullamento pieno, che rimette i cittadini nelle condizioni antecedenti alla contestazione.

La Prefettura ha posto l’accento su più profili di illegittimità. Da un lato, sono emerse criticità legate agli strumenti utilizzati per l’accertamento delle violazioni. In assenza di un titolo tecnico-legale idoneo (omologazione o approvazione valida e specifica), i verbali risultavano fondati su presupposti privi di base normativa. Questo punto non è marginale: la Cassazione negli ultimi anni ha ribadito in più sentenze che la differenza tra approvazione e omologazione non è un dettaglio ma un requisito essenziale di legittimità.
Dall’altro lato, il decreto ha messo in luce carenze procedurali nell’attività del Comune. La gestione dei verbali, la loro notifica e il rispetto dei termini sono elementi sostanziali e non semplici formalità. In un sistema amministrativo ispirato al principio di legalità, ogni violazione procedurale incide sulla validità dell’atto, e questo è precisamente ciò che la Prefettura ha evidenziato.
L’effetto immediato dell’ordinanza è chiaro: i ricorrenti non dovranno pagare le multe e, se lo hanno già fatto, potranno chiedere il rimborso.
Ma l’effetto indiretto è ancora più rilevante. La decisione prefettizia, se applicata come precedente, rischia di travolgere l’intero impianto sanzionatorio costruito dall’amministrazione comunale sulla base dello stesso metodo e degli stessi dispositivi. È qui che entra in gioco anche la Corte dei conti, chiamata a verificare se il comportamento dell’ente abbia generato un danno erariale, specie se le somme incassate dovessero essere restituite con interessi e spese legali.
Questo provvedimento assume quindi un valore che va oltre il singolo caso. È un monito chiaro rivolto a tutte le amministrazioni locali: l’uso di strumenti di rilevazione elettronica e la gestione dei procedimenti sanzionatori non sono terreni di sperimentazione libera. Le regole ci sono, sono vincolanti, e quando vengono ignorate la conseguenza inevitabile è l’annullamento degli atti.

A Perugia, il Prefetto ha agito nel pieno rispetto del suo ruolo di garante della legalità, correggendo gli abusi e riportando equilibrio tra cittadini e istituzioni. È la dimostrazione pratica che il sistema dei controlli funziona quando chi è chiamato a vigilare esercita davvero il proprio potere. Ma al tempo stesso, è la fotografia di una debolezza strutturale delle amministrazioni locali, troppo spesso concentrate sugli introiti delle sanzioni e troppo poco attente alla loro legittimità.
Un aspetto che rende questa ordinanza ancora più significativa è il rapporto con la circolare n. 995 del Ministero dell’Interno. Quel documento, diramato a tutti i Prefetti, invitava a respingere sistematicamente i ricorsi dei cittadini contro le multe basate su apparecchi non omologati, richiamando un parere dell’Avvocatura dello Stato. In altre parole, l’indicazione ministeriale era quella di uniformarsi ad un’interpretazione favorevole agli enti locali, quasi a blindare la legittimità delle sanzioni senza un vero vaglio critico.
Il Prefetto di Perugia, con il decreto n. 26658/2025, ha invece scelto un percorso opposto: ha disatteso quell’orientamento centrale e ha accolto il ricorso, applicando in modo diretto i principi di legalità e le pronunce della Cassazione. È una scelta di rottura, che dimostra come le circolari non possano mai derogare alla legge e che i Prefetti restano vincolati al rispetto delle norme e della giurisprudenza, non alle indicazioni amministrative che, se in contrasto con il diritto positivo, perdono ogni forza vincolante.
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