Altvelox chiede l’intervento della Cassazione: Procura di Belluno inerte e cittadini privati di sicurezza e giustizia.
- Altvelox
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L’Associazione Nazionale Altvelox Tutela Utenti della Strada ha presentato formale istanza alla Suprema Corte di Cassazione per l’avocazione ex art. 412 c.p.p. dei procedimenti penali pendenti presso la Procura di Belluno, denunciando una grave inerzia investigativa e un forte sospetto inquinamento dell’azione penale.

Dal giugno 2024 al 19 agosto 2025 l’Associazione ha depositato 134 denunce-querela in tutta Italia per l’uso illegittimo di autovelox e ZTL in assenza dei previsti Piani del traffico ex art. 36 CdS.
Solo la Procura di Cosenza ha attivato un’azione penale efficace, culminata con la condanna definitiva della Cassazione (sentenza n.10365/2025). A Belluno, invece, le numerose denunce presentate contro il Prefetto e il Presidente della Provincia per omissioni di atti d’ufficio, falsi in atti pubblici e truffa ai danni dei cittadini, sono state archiviate senza indagini.

Al contrario, la Procura si è attivata con estrema solerzia quando a denunciare è stato il Prefetto di Belluno: in soli cinque giorni, nel febbraio 2025, ha disposto una perquisizione domiciliare e sequestri informatici nei confronti del Presidente di Altvelox, con un dispiegamento abnorme di DIGOS, Polizia Scientifica, Carabinieri e CTU. Un’azione sproporzionata, che ha avuto un evidente effetto intimidatorio e ha danneggiato gravemente l’immagine dell’Associazione, suscitando anche un’interrogazione parlamentare dell’On. Michele Gubitosa (M5S).
La disparità di trattamento è lampante: quando vittima era Altvelox, la Procura archiviava rapidamente definendo “tenue” perfino l’epiteto “sciacalli” rivolto pubblicamente all’Associazione; quando denunciante è stato il Prefetto, la Procura ha mobilitato forze eccezionali per un fatto già rettificato e privo di offensività.
Sul fronte della sicurezza stradale, le omissioni degli enti locali restano senza risposta giudiziaria. La Provincia di Belluno non ha mai adottato i Piani del traffico previsti dal Codice della Strada, né il Prefetto ha adempiuto al dovere di segnalarne l’assenza al Ministero. Il risultato è duplice:
da un lato strade insicure, come dimostrato dalla frana che ha paralizzato la SS51 nel luglio scorso;
dall’altro, multe e ZTL illegittime, autorizzate senza i presupposti legali.
La Procura di Belluno, tramite la P.M. Marta Tollardo, ha addirittura sostenuto che si tratterebbe di “questioni amministrative”, chiedendo l’archiviazione dopo soli 18 giorni dalla denuncia, senza indagini né acquisizione di dati oggettivi sul tasso di incidentalità.

Altvelox contesta fermamente tale impostazione: le omissioni denunciate integrano reati penali quali omissione di atti d’ufficio (art. 328 c.p.), falsità in atti pubblici (artt. 476 e 479 c.p.), frode processuale (art. 374 c.p.) e truffa aggravata ai danni dei cittadini (art. 640 c.p.). Non si tratta di meri inadempimenti burocratici, ma di scelte dolose reiterate per oltre trent’anni, che hanno messo a rischio la sicurezza dei cittadini e compromesso la trasparenza amministrativa.
Per tali motivi, Altvelox ha chiesto alla Cassazione di intervenire con l’avocazione dei procedimenti, riaffermando il principio costituzionale di obbligatorietà dell’azione penale (art. 112 Cost.) e tutelando il diritto dei cittadini ad una giustizia eguale per tutti.
Abbiamo inoltre formalmente investito l’Ispettorato Generale del Ministero della Giustizia affinché disponga l’invio di propri ispettori presso la Procura della Repubblica di Belluno. Tale richiesta si fonda sulla necessità di accertare la regolarità e la correttezza dell’operato dell’Ufficio requirente, con particolare riferimento alle numerose richieste di archiviazione sino ad oggi formulate, le quali, è bene ricordarlo, hanno sistematicamente escluso l’attivazione di qualsivoglia azione penale, nonostante le gravi ipotesi di reato prospettate dall’Associazione, molte delle quali perseguibili d’ufficio.

Si tratta di una situazione che non può più essere sottovalutata né archiviata con formule di rito. La reiterata inerzia della Procura di Belluno, a fronte di 26 denunce circostanziate corredate da prove documentali e riferimenti normativi, appare non solo contraria al principio di obbligatorietà dell’azione penale sancito dall’art. 112 della Costituzione, ma configura una lesione dei diritti fondamentali dei cittadini, che vedono vanificato il proprio diritto a un’effettiva tutela giurisdizionale.
L’attività ispettiva richiesta non è dunque un atto formale, bensì un passaggio indispensabile per ristabilire la fiducia dei cittadini nella giustizia e per verificare se l’operato della Procura di Belluno si sia mantenuto nei limiti di correttezza, imparzialità e legalità cui ogni ufficio giudiziario è vincolato. Solo attraverso una verifica puntuale da parte del Ministero sarà possibile chiarire se la sistematica archiviazione di denunce per reati anche gravissimi, quali omissione di atti d’ufficio, falsità in atti pubblici, frode processuale e truffa ai danni dei cittadini, sia frutto di una valutazione discrezionale legittima o, piuttosto, l’espressione di un atteggiamento omissivo incompatibile con lo Stato di diritto.
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