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Mario Conte sindaco di Treviso: Indagato per diffamazione dal 2024, silenzi istituzionali e una perquisizione che pesa.

Un procedimento aperto, nessuna azione concreta e un silenzio istituzionale che pesa sulla credibilità delle istituzioni locali. Per il Sindaco nessuna perquisizione personale e domiciliare come riservato alla nostra associazione dopo la denuncia del prefetto di Belluno. Due pesi due misure che rendono sempre più distante la fiducia sulla magistratura locale.


Il Sindaco Mario Conte è indagato dalla Procura di Treviso
Il Sindaco Mario Conte è indagato dalla Procura di Treviso dal 2024

ll fatto è chiaro e non contestabile: dal settembre 2024 il sindaco di Treviso, Mario Conte, risulta indagato per diffamazione.


L’indagine nasce da una querela presentata dall’associazione Altvelox, a seguito di dichiarazioni pubbliche del primo cittadino che, davanti a telecamere e giornali, aveva bollato l’attività dell’associazione come mera ricerca di visibilità, accusandola addirittura di mettere in pericolo la sicurezza stradale.


Non stiamo parlando di parole pronunciate in un contesto privato, ma di dichiarazioni rese da un sindaco in carica, figura apicale della pubblica amministrazione, che rappresenta l’intera comunità. Quando un pubblico ufficiale offende in modo diretto e plateale un’associazione che svolge attività di controllo civico e di denuncia, la questione non è personale: è istituzionale e giuridica.


Eppure, a più di un anno dall’iscrizione della notizia di reato, nulla si muove. L’indagine a carico di Conte non risulta archiviata, ma non vi è traccia di sviluppi, provvedimenti, audizioni o chiarimenti. Un immobilismo che contrasta apertamente con l’art. 112 della Costituzione, che stabilisce l’obbligatorietà dell’azione penale: la magistratura deve agire senza distinzioni, indipendentemente dal ruolo della persona coinvolta.


Le accuse e la querela


Denuncia-querela del 19.09.2024
Denuncia-querela del 19.09.2024

La querela depositata da Altvelox è dettagliata. Documenta con precisione le interviste rilasciate da Conte nell’estate del 2024, nelle quali egli sosteneva che l’associazione cercasse pubblicità a scapito della sicurezza dei cittadini. In una di queste dichiarazioni, il sindaco arrivò a dire che “qualche avvocato intraprendente con voglia di farsi pubblicità” si divertiva a denunciare sindaci e prefetti, mettendo a repentaglio la sicurezza stradale.


Un attacco diretto e infamante, che tocca la reputazione non solo di un’associazione riconosciuta, ma anche di professionisti che operano in piena legalità. L’art. 595 c.p. punisce la diffamazione e l’aggravante scatta quando l’offesa è commessa da un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni.


Il paradosso della perquisizione ad Altvelox


La vicenda assume contorni ancora più problematici se si osserva cosa accadde nei giorni immediatamente successivi alla denuncia contro il sindaco Conte. Solo cinque giorni dopo, Altvelox si vide recapitare un decreto di perquisizione, disposto a seguito di una analoga denuncia per diffamazione presentata però dal Prefetto di Belluno.


Stesso reato, ma ruoli invertiti: non un sindaco a offendere un’associazione, ma un prefetto che riteneva di essere stato diffamato dall’associazione stessa. In questo caso la macchina giudiziaria si è mossa con una rapidità sorprendente: in meno di una settimana venne autorizzata una perquisizione con 10 uomini della DIGOS di Belluno, con acquisizione di documenti e atti interni ed il sequestro del PC e Telefoni.


Il contrasto con la vicenda Conte è evidente. Da un lato un procedimento a carico di un sindaco che resta immobile per mesi, dall’altro un’associazione che subisce in tempi record un provvedimento invasivo. Due pesi e due misure che alimentano una percezione di disuguaglianza davanti alla legge.


Corriere del Veneto 06.02.2025
Corriere del Veneto 06.02.2025

Uguaglianza davanti alla legge: un principio calpestato


L’art. 3 della Costituzione sancisce che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Un principio cardine dello Stato di diritto, che dovrebbe garantire lo stesso trattamento sia al cittadino comune sia al sindaco di una grande città.


Invece, qui accade l’opposto: chi denuncia viene colpito subito, chi viene denunciato resta al riparo del silenzio. Questa sproporzione non è un dettaglio tecnico, ma un segnale politico e sociale pericoloso. Comunica che chi governa può permettersi di offendere senza conseguenze, mentre chi esercita il diritto di critica rischia provvedimenti immediati.


Procedimento penale Procura Treviso
Procedimento penale Procura Treviso

Il nodo di fondo: autovelox e sicurezza stradale


Al centro di questo conflitto c’è la questione degli autovelox, che non è un dettaglio tecnico, ma il cuore di un sistema che dovrebbe garantire sicurezza stradale e che invece spesso si riduce a strumento di cassa. Altvelox denuncia da anni l’uso sistematico di dispositivi privi di omologazione, in violazione dell’art. 142, comma 6, e dell’art. 45 del Codice della Strada.


La giurisprudenza della Cassazione è costante: l’approvazione ministeriale non equivale a omologazione, e senza quest’ultima i verbali non hanno valore di prova legale. Nonostante ciò, i Comuni continuano a collocare autovelox non conformi, spesso su strade classificate come “extraurbane secondarie” o addirittura “urbane di quartiere”, prive dei requisiti strutturali previsti dalla normativa. È come costruire un processo senza prove, ma con condanne già scritte.


La distorsione è evidente: al posto di piani del traffico aggiornati e misure concrete di prevenzione, previsti dall’art. 36 CdS e sistematicamente ignorati, si preferisce installare apparecchiature di dubbia legittimità che producono milioni di euro di sanzioni. Di fronte a chi denuncia questa prassi, anziché aprire un confronto serio e trasparente, molti sindaci e prefetti hanno scelto una linea difensiva fondata sulla delegittimazione personale. Si è passati dalla discussione tecnica all’attacco diretto, dipingendo l’associazione come un ostacolo alla sicurezza e non come un soggetto che rivendica il rispetto della legge. È in questo clima, costruito più sulla propaganda che sul diritto, che maturano le dichiarazioni diffamatorie di Mario Conte: parole che non rispondono alle obiezioni giuridiche, ma cercano di screditare chi le solleva.


Una questione di credibilità istituzionale


Il problema non è solo giuridico, ma politico. Quando un sindaco resta indagato per diffamazione senza che nulla accada, si incrina la fiducia dei cittadini nella giustizia e nelle istituzioni. Quando un’associazione subisce una perquisizione lampo per un reato speculare, si rafforza l’idea che la legge non sia uguale per tutti.


Un sistema che si muove con tempi e misure così differenti trasmette un messaggio chiaro: i cittadini comuni e le associazioni devono temere la reazione delle istituzioni, mentre gli amministratori pubblici possono contare su una sorta di immunità di fatto.


Senza le entrate degli autovelox un po di preoccupazione c'è ma il sindaco non fa cassa con gli autovelox

1 commento

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Claudio Capozza
06 ott
Valutazione 5 stelle su 5.

Insomma, l’odioso sistema dei 2 pesi e delle 2 misure, non disgiunto dalla politica dei 2 forni di manzoniana memoria, tarda a sparire in questo Paese …

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