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Sicurezza stradale o business degli autovelox? Le verità che molti non vogliono vedere.

La sicurezza stradale è un diritto di tutti: pedoni, ciclisti, motociclisti e automobilisti. È un dovere dello Stato e delle amministrazioni locali garantirla in modo efficace, serio e trasparente. Eppure, negli ultimi vent’anni, in Italia si è sviluppato un sistema che utilizza la sicurezza come alibi per finalità ben diverse. Uno strumento in particolare è diventato simbolo di questa deriva: l’autovelox. Oggi assistiamo a una diffusione incontrollata di dispositivi per il controllo elettronico della velocità, spesso installati su tratti brevissimi di strada, senza alcuna verifica tecnica, senza omologazione (come previsto dalla legge), e soprattutto senza una logica di prevenzione reale degli incidenti.

Basta un solo autovelox messo ad arte per sistemare un comune
Basta un solo autovelox messo ad arte per sistemare un comune

Art.1 C.d.S. - La sicurezza e la tutela della salute delle persone nonche' la tutela dell'ambiente, nella circolazione stradale, rientrano tra le finalita' primarie di ordine sociale ed economico perseguite dallo Stato


Autovelox fuori norma: uno scandalo silenzioso


TUTTI i dispositivi elettronici per il rilevamento delle infrazioni attualmente attivi in Italia non rispettano i requisiti minimi imposti dal Codice della Strada. In particolare:


  • Mancano dell'omologazione prevista dalle norme tecniche e art.142 co.6 CdS;

  • Vengono installati su tratti di strada privi di incidenti o di requisiti monitorando solo 50 metri, dove è impossibile parlare di “prevenzione” in senso tecnico;

  • Non sono integrati all'interno di alcun piano strategico della mobilità urbana o extraurbana;

  • Sono posizionati in punti dove non esiste alcuna emergenza di sicurezza, ma dove è più facile sorprendere l’automobilista distratto magari riducendo il limite nei soli metri del rilevamento.


Queste pratiche generano milioni di euro di incassi per i bilanci comunali, ma non contribuiscono in alcun modo a rendere le strade più sicure. Anzi, distraggono risorse e attenzione da ciò che davvero riduce gli incidenti: manutenzione, illuminazione, segnaletica, formazione e pianificazione.


Autovelox SR53 Cittadella uno schifo
Autovelox SR53 Cittadella uno schifo

I sindaci e l’alibi della sicurezza stradale


Molti sindaci giustificano l’installazione degli autovelox con la necessità di “salvare vite” e “rallentare i veicoli”. Ma, quando si analizzano i bilanci comunali, si scopre che i proventi delle sanzioni per eccesso di velocità superano spesso i milioni di euro. Questi introiti, nella maggior parte dei casi, non vengono reinvestiti per migliorare la sicurezza o per aggiornare la viabilità secondo criteri tecnici. Sono diventati una fonte stabile di entrate, una tassa mascherata, uno strumento di finanza pubblica. E nel frattempo, i Piani Urbani del Traffico (PUT) – strumenti previsti dall’articolo 36 del Codice della Strada – vengono ignorati perche non è stata prevista una sanzione per le amministrazioni che non li adottano seppure obbligatori dal 1993.


Il Sindaco e le dichiarazioni del Sindaco di Cadoneghe - Marco Schiesaro
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Articolo 36 del Codice della Strada: la norma dimenticata


L’art. 36 impone agli enti locali di predisporre un Piano Urbano del Traffico, con l’obiettivo di migliorare le condizioni della circolazione e della sicurezza stradale, ridurre l’inquinamento, ottimizzare l’uso della rete viaria. È una norma chiara, ma disapplicata con la compiacenza dei Prefetti che avrebbero dovuto vigilare e segnalare al Ministero dei Trasporti. Molti comuni e province non hanno mai redatto un PUT e PGTU aggiornato, o lo hanno fatto in maniera frettolosa e priva di valore operativo.


Questo vuoto normativo permette l’installazione arbitraria di autovelox, tutor, T-Red semaforoci, istituzione ZTL illegittime, senza un disegno organico, senza verifiche sull’efficacia, senza coerenza con le reali esigenze del territorio. Un comportamento che tradisce lo spirito della legge e compromette la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Un guardrail danneggiato per 5 mesi
Un guardrail danneggiato per 5 mesi

Tuttavia, nonostante l’obbligatorietà sancita dalla legge, la realtà amministrativa è ben diversa: la stragrande maggioranza dei Comuni e Province italiane omette sistematicamente la redazione dei piani di sicurezza delle strade, adducendo come motivazione il costo elevato e la complessità tecnica del procedimento. Si tratta, nei fatti, di una violazione sistemica del principio di legalità amministrativa e di una grave omissione in materia di sicurezza pubblica. I sindaci, come organi monocratici dell’ente locale, restano personalmente e politicamente responsabili della mancata attuazione di un obbligo primario previsto dalla normativa nazionale.


In un paradosso tutto italiano, molti enti locali scelgono invece di investire risorse – spesso provenienti da fondi europei – nella redazione dei PUMS (Piani Urbani della Mobilità Sostenibile), strumenti certamente utili e meritori, ma del tutto facoltativi e di livello pianificatorio superiore. I PUMS, introdotti in ambito comunitario per favorire la transizione ecologica e la mobilità dolce, non sostituiscono né assolvono gli obblighi normativi interni. Anzi, per loro stessa natura, i PUMS si pongono come documenti complementari e successivi rispetto al Piano Generale del Traffico Urbano (PGTU) e al Piano Urbano del Traffico (PUT), dei quali dovrebbero recepire e integrare le strategie operative, e non viceversa.


Il risultato è una grave distorsione istituzionale: anziché adempiere a un obbligo giuridico volto a garantire la sicurezza concreta dei cittadini – anche al fine di evitare incidenti, morti e responsabilità erariali – molti Comuni preferiscono rincorrere strumenti di pianificazione non vincolanti, attratti dalla disponibilità di fondi europei, ma privi di efficacia normativa autonoma. In questo modo, il principio di legalità viene sacrificato sull’altare dell’opportunismo politico e della gestione finanziaria, mentre le città restano prive di un sistema razionale e normativamente fondato di tutela della circolazione. Il rispetto della gerarchia normativa e la corretta applicazione degli strumenti urbanistici e viabilistici non sono semplici formalismi, ma rappresentano il fondamento di una gestione pubblica responsabile. Omettere i piani obbligatori per rincorrere strumenti facoltativi equivale a eludere consapevolmente la legge, ponendo l’interesse politico o l’opportunità economica al di sopra del dovere istituzionale. E ciò non può né deve essere tollerato in uno Stato di diritto.


Chi parla di sicurezza senza conoscere la legge


Un altro elemento grave riguarda la superficialità con cui alcuni soggetti – anche organizzazioni che si definiscono “esperte di sicurezza stradale” – affrontano il tema. Invece di sostenere battaglie per il rispetto della legge e la pianificazione corretta della sicurezza stradale, si scagliano contro chi, come Altvelox, denuncia l’uso illegittimo degli autovelox e combatte contro quegli amministratori che nominano la sicurezza stradale solo per fini diversi, quelli riferiti ai loro bilanci.


Molti di questi soggetti ignorano totalmente cosa siano i Piani Urbani del Traffico o i piani del Traffico extraurbano, o li considerano irrilevanti, quando invece sono lo strumento base previsto dalla normativa per costruire politiche pubbliche efficienti sulla sicurezza delle strade. È un paradosso: ci accusano di voler “eliminare i controlli”, quando in realtà chiediamo che i controlli siano legali, trasparenti e giustificati tecnicamente. Serve urgentemente ritrovare le macchine di polizia e carabinieri per le strade di giorno come di notte, quelle pattuglie con uomini in divisa che se infrangi il codice ti inseguono e ti ritirano la patente sul posto.


110 denunce in 20 procure italiane: una battaglia di legalità

Gianantonio Sottile Presidente Altvelox
Gianantonio Sottile Presidente Altvelox

Come associazione, abbiamo scelto la via più difficile: quella della giustizia e siamo soli perchè nessuno ha avuto le palle di supportarci. Anzi sappiamo per certo che alcuni hanno cercato di screditarci proprio davanti a quei Giudici da noi coinvolti, salvo sentirsi rispondere che "Altvelox è nella ragione"... e non aggiungiamo altro perche, a buon intenditor poche parole.

Abbiamo presentato 110 denunce in 20 procure della Repubblica su tutto il territorio nazionale. Non lo abbiamo fatto con leggerezza o con secondi fini se non quelli previsti dalla legge. Non è mai semplice intraprendere un’azione legale, ma abbiamo ritenuto doveroso portare davanti alla magistratura i tanti abusi che si sono perpetuati nel silenzio, pur consapevoli che toccare milioni di euro delle P.A. poteva essere periclocolo... Ed in fatti la Procura di Belluno dopo una denuncia del Prefetto di Belluno, Antronello Roccoberton per una presunta e non configurabile diffamazione, in soli 5 giorni ci ha inviato la DIGOS che ha effettuato una perquisizione personale e domiciliare delle nostre abitazioni e ci ha sequestrato i computer e telefoni, risultato che siamo più determinati di prima e più convinti che le nostre azioni siano giuste.


Le denunce riguardano:


  • Installazioni e utilizzo di autovelox senza omologazione;

  • Installazioni e utilizzo di autovelox senza verbali di taratura o corretta funzionalità;

  • Mancata osservanza dell’art. 36 CdS e assenza di PUT e PGTU;

  • Mancata osservanza dell'art.36 assenza Piani sicurezza strade extraurbane;

  • Mancanza dei requisiti tecnico strutturali delle strade;

  • Irregolarità e illegittimità delle autorizzazioni Prefettizie;

  • Irregolarità nei verbali di accertamento;

  • Utilizzo dei dispositivi come strumenti di bilancio e non di prevenzione;

  • Violazioni sistemiche che si protraggono da oltre vent’anni.

  • Frode processuale cercando di legittimare strumenti e attività illecite a danno del cittadino.


Il nostro obiettivo non è quello di ostacolare i controlli sulle strade, ma di ristabilire la legalità e l’equilibrio tra repressione e prevenzione. Vogliamo uno Stato che rispetti le sue stesse leggi e che ponga davvero al centro la sicurezza delle persone, non il bilancio del Comune.


Corriere del Veneto 06.05.2025
L'On. Michele Gubitosa Vice Presidente M5S ha presentato interrogazione - Corriere del Veneto 06.05.2025

La vera sicurezza stradale si costruisce, non si improvvisa


Crediamo in una sicurezza stradale basata su:


  • Pianificazione intelligente e integrata;

  • Manutenzione e interventi infrastrutturali;

  • Controlli legittimi, proporzionati e ben posizionati;

  • Educazione stradale e formazione civica.


Non accettiamo che si continui a criminalizzare l’automobilista, mentre le istituzioni ignorano le norme basilari previste per garantire la sicurezza. Altvelox continuerà a vigilare, a denunciare e a proporre. Perché la sicurezza è una cosa seria, e non può essere piegata a logiche di profitto o a scorciatoie amministrative.


Vuoi collaborare con noi?


Altvelox è sempre aperta al confronto, all’aiuto di tecnici, legali, cittadini consapevoli e onesti. Scrivici, segnalaci situazioni anomale, sostieni le nostre battaglie: solo insieme possiamo fare la differenza.




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