Ferrara: Autista accusato di correre a 146 Km/h nella Via Calzolai ma il GPS del furgone dimostra che andava a 60.
- Altvelox
- 4 giorni fa
- Tempo di lettura: 6 min
Un autista di corriere espresso, padre di famiglia, accusato di correre a 146 km/h in Via Calzolai a Ferrara, viene smentito dal report GPS messo subito a sua disposizione dalla Azienda che certifica 60 km/h. La vicenda dimostra quanto sia pericoloso e illegittimo un sistema di rilevazioni elettroniche che calpesta la verità, minaccia il lavoro e riduce la sicurezza stradale a puro business. Noi gli salveremo patente e lavoro !!!

Il caso che oggi portiamo all’attenzione dei cittadini, delle istituzioni e delle autorità giudiziarie non è soltanto un episodio isolato è un episodio gravissimo che rappresenta con crudezza la degenerazione di un sistema sanzionatorio costruito più sulla logica dell’incasso che sulla reale sicurezza stradale utilizzando strumenti approssimativi e per questo illegali.

Il protagonista, che per ragioni di riservatezza indicheremo come il signor FRANCO, è un lavoratore come tanti. Autista per un noto corriere espresso, ogni giorno si alza alle quattro del mattino, carica il suo furgone di consegne e torna a casa soltanto in serata, quando i figli lo attendono per la cena. Il suo lavoro, essenziale per la famiglia e per l’economia collettiva, non lascia spazio ad errori o leggerezze.
Chi conosce questo settore sa bene che la puntualità è vincolata a tracciamenti GPS e a controlli continui dell’azienda: impossibile improvvisare, impossibile correre “a folle velocità” in aree urbane o periurbane. Eppure il 11 luglio 2025, alle ore 9.41, il Comune di Ferrara ha notificato a questo lavoratore una presunta violazione del limite di velocità, sostenendo che il suo furgone percorreva Via Calzolai a 146 km/h, vale a dire oltre due volte oltre la soglia consentita di 70 Km/h. Un’accusa paradossale, tanto più se rapportata alle dimensioni del mezzo (un veicolo commerciale pesante allungato), che a quella velocità non potrebbe neppure mantenere stabilità.
Il signor FRANCO, preso da sgomento e timore per le conseguenze (ritiro immediato della patente, sospensione della possibilità di lavorare, rischio di perdere l’impiego e dunque il sostentamento della famiglia), ha commesso l’errore che molti cittadini in buona fede commettono: ha pagato subito la somma di euro 845,64, confidando così di chiudere rapidamente la vicenda. Ma la legge non si ferma al pagamento: il verbale comporta anche la decurtazione dei punti e soprattutto la sospensione della patente, con effetti devastanti.

A questo punto l’elemento decisivo: il furgone aziendale è dotato di un sistema GPS certificato, installato non dal conducente ma dalla società di trasporto che serve per la sicurezza dei dipendenti, delle merci trasportate e per la gestione dei tempi di lavoro. Il report giornaliero del 11 luglio 2025, acquisito dall’autista e consegnato all’associazione Altvelox, è inequivocabile. Alle ore 9.41, lo stesso minuto indicato nel verbale, il veicolo transitava in Via Calzolai a una velocità di 60 km/h. Non 146, non 120, non 80. Sessanta. In perfetta regola.
Questa discrasia tra rilevazione elettronica e tracciamento satellitare è il cuore della vicenda e solleva domande gravissime. Se un GPS installato dall’azienda e impiegato a fini di controllo interno, con dati tracciati e certificabili e omologati sopratutto, riporta una velocità conforme, come può l’apparecchiatura comunale sostenere l’opposto? Chi ha ragione, chi mente, chi manipola o chi omette di verificare?
Non siamo davanti a un banale errore materiale, ma a un vulnus che mette a repentaglio la fiducia stessa nell’ordinamento sanzionatorio. L’articolo 142, comma 6, Codice della Strada stabilisce che le apparecchiature per l’accertamento della velocità devono essere “debitamente omologate” per avere valore legale. La giurisprudenza della Cassazione, ormai consolidata da decine di sentenze tra il 2001 e il 2025, ha ribadito che “approvazione” e “omologazione” non sono sinonimi. Eppure, ancora una volta, ci troviamo di fronte a dispositivi approvati ma mai omologati, impiegati come macchine da cassa ai danni dei cittadini.
Il Comune di Ferrara non può fingere di ignorare questo quadro. Abbiamo denunciato più volte alla Procura, del 13.09.2025 l'ultima denuncia-querela, le criticità degli apparecchi in uso, e continueremo a farlo. Non è tollerabile che si producano verbali da centinaia di euro e sospensioni di patente sulla base di fotogrammi falsati o tecnicamente inattendibili.

Il caso del signor FRANCO avrà conseguenze immediate: predisporremo ricorso ex art. 204-bis CdS al Giudice di Pace di Ferrara, chiedendo l’annullamento del verbale sulla base della prova documentale fornita dal GPS e giustificheremo il pagamento della sanzione dimostrando la perfetta buonafede e correttezza del conducente. Integreremo la denuncia-querela già depositata ieri, indicando non solo il Comune ma anche la società che gestisce gli apparecchi elettronici, chiedendone l’immediato sequestro preventivo ex art. 321 c.p.p. Non ci fermeremo qui: segnaleremo l’agente accertatore che ha sottoscritto il verbale, poiché l’apposizione della firma su un atto pubblico che attesta circostanze palesemente smentite da prove oggettive può configurare reati di falso ideologico in atto pubblico.

Non è la prima volta che simili episodi emergono. Negli ultimi mesi la nostra Associazione ha raccolto decine di testimonianze analoghe, con automobilisti fotografati a velocità assurde, incompatibili con i veicoli o con il contesto viario o addirittura come abbiamo segnalato qualche giorno fa, multe seriali tutte con le velocità di 61 Km/h. Ricordiamo il caso di un’utilitaria segnalata a 180 km/h in un centro abitato stretto, o quello di un motociclista indicato a 200 km/h su un tratto con dossi artificiali. Non si tratta di coincidenze: si tratta di un sistema che presenta falle strutturali e che continua a colpire indiscriminatamente.
La questione non è solo giuridica, ma anche sociale. Un autista che perde la patente perde il lavoro. Una famiglia che vive del suo stipendio si trova sull’orlo del baratro per una sanzione illegittima. Un Comune che incassa somme ingiuste mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. È un effetto a catena che travolge non soltanto il singolo, ma l’intero tessuto sociale. Per questo chiediamo con forza l’intervento della Procura della Repubblica di Ferrara, che non può archiviare vicende simili a modello 45 senza indagini. Chiediamo al Prefetto di vigilare, come impone l’art. 4 del DL 121/2002, sui decreti di individuazione dei tratti di strada. Chiediamo al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti di chiarire definitivamente la distinzione tra omologazione e approvazione, imponendo l’immediata rimozione degli apparecchi non conformi.
Siamo stanchi di sentire parole di circostanza sulla “sicurezza stradale” quando i fatti dimostrano l’opposto. Sicurezza non significa vessare i lavoratori con multe ingiuste, ma prevenire incidenti reali con piani del traffico (art. 36 CdS), manutenzione delle strade, segnaletica adeguata e controlli autenticamente mirati.

Il signor FRANCO ha pagato 885 euro, ma ha in mano un documento che vale molto di più: la prova che il sistema sanzionatorio non è infallibile, anzi può trasformarsi in un meccanismo iniquo e persecutorio. Altvelox sarà al suo fianco e al fianco di chiunque subisca simili soprusi. Questa vicenda deve diventare un monito PER TUTTI: nessuno può più permettersi di accettare passivamente un verbale solo per paura di conseguenze peggiori. Esistono strumenti di difesa, esistono prove oggettive, esistono associazioni che si battono per la legalità. Non lasciamo che l’illegalità diventi normalità. Altvelox continuerà a denunciare, nei tribunali e nell’opinione pubblica, questa truffa ai danni dei cittadini. E ribadiamo un principio semplice: se un autovelox segna 146 km/h ma un GPS certificato dimostra 60, non è l’autista a dover giustificarsi, ma chi ha installato, gestito e validato quella macchina.
Dichiarazione del Presidente di Altvelox, Gianantonio Sottile Cervini
«Siamo davanti a un fatto di una gravità inaudita. Un lavoratore onesto, padre di famiglia, viene accusato di correre a 146 km/h quando il GPS certifica che procedeva a 60. Questa non è sicurezza stradale, è una truffa di Stato legalizzata. Non ci fermeremo finché questi strumenti illegittimi non saranno sequestrati e rimossi. Chiederemo ANCORA conto alla Autorità Giudiziaria, denunceremo ancora il Sindaco di Ferrara, la società che gestisce gli apparecchi e l’agente che ha firmato il verbale assieme al suo Comandante. Non accetteremo che un cittadino onesto venga privato del lavoro e della dignità per riempire le casse comunali. La misura è colma: o si rispettano le leggi e le sentenze della Cassazione o i cittadini continueranno a essere vittime di un sistema che calpesta legalità e verità. Presto organizzeremo una iniziativa pubblica di protesta a Ferrara»
Commenti