Venezia: "Secondo lei dovrei star dietro alle paturnie di quell'ex poliziotto?" Comandante Polizia Locale querelato assieme al giornalista.
- AltVelox
- 3 mag
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Lo scorso 27.04.2025 ci era sfuggito un articolo a firma del giornalista Stefano Bensa del Corriere del Veneto che ha raccontato e descritto in maniera molto negativa la nostra Associazione travalicando il diritto dovere di cronaca. L'articolo faceva da megafono alle dichiarazioni del comandante della polizia locale di Venezia.

Il Comandante
Marco Agostini, una vita a Ca’ Farsetti, dipendente comunale dal 1990, dirigente, capo di gabinetto di tre sindaci, comandante dei vigili, ma prima ancora consigliere comunale con la Dc. Conosce vita, morte e miracoli, si direbbe da queste parti, del «palazzo». Aveva 24 anni quando ci entrò per la prima volta, altri tempi, altre battaglie, altri «colleghi». «In Consiglio c’erano Bruno Visentini, Costante Degan, Gianni Pellicani, Gianni De Michelis, solo per citarne alcuni. Allora c’era il meglio della società veneziana e mestrina».

Lo scorso 27.04.2025 dichiara ad un giornalista: <<Secondo lei dovrei star dietro alle paturnie di quell'ex poliziotto?>> esclama Marco Agostini in riferimento proprio al presidente di Altvelox, «Le do qualche cifra: dal gennaio 2022 i nostri apparecchi hanno rilevato 296.127 violazioni del Codice per eccesso di velocità. I ricorsi sono stati 87, lo 0,03 per cento, quelli vinti appena cinque. Il mio compito è salvaguardare vite umane, i danni erariali semmai provengono dagli incidenti mortali e dalle spese mediche per le cure o le terapie di chi resta ferito o disabile dopo un incidente». E la questione omologazione? «L'Avvocatura dello Stato è chiara: basta l'autorizzazione. Quell'individuo - attacca Agostini - vuole querelare di nuovo? Benissimo, quando verrò assolto lo denuncerò io stesso, per diffamazione».
Quando un pubblico ufficiale si rivolge a un cittadino dicendo che "ha le paturnie", l’espressione assume un peso molto più grave e può essere considerata offensiva, inappropriata e lesiva della dignità personale, infatti un pubblico ufficiale rappresenta un’istituzione e ha un obbligo di imparzialità, rispetto e professionalità.

Sminuire un qualsiasi cittadino con un termine come "paturnie" implica una mancanza di rispetto verso chi si rivolge all’autorità, spesso per un problema legittimo. Usare un termine come "paturnie" può far sembrare che il problema del cittadino, in questo caso di una intera Associazione Nazionale regolarmente costituita, sia frutto di capriccio, paranoia o malumore personale, delegittimando la sua attività. Come in questo caso, simili espressioni possono configurare chiaramente un maltrattamento verbale, soprattutto perchè rivolte in pubblico ad un giornalista che le pubblica.
La gravità delle affermazioni del Dirigente della Polizia Locale di Venezia, Dr. Marco Agostini, contenute nell’articolo non possono essere minimizzate. Anzi, sono state amplificate in modo esponenziale dal fatto che siano state pubblicate su una testata di rilievo nazionale come Il Corriere della Sera – Edizione del Veneto, un marchio storicamente associato a serietà e autorevolezza. Quando una fonte di tale peso diffonde contenuti distorti, ironici o falsi, l’effetto non è solo informativo, ma deformante: il pubblico recepisce quella narrazione come credibile e definitiva. Ma non basta. L’articolo è stato rilanciato sul sito web della testata e sui social network, moltiplicando in maniera virale l’esposizione della notizia e lasciandola accessibile, condivisibile e indicizzabile h24, con effetti permanenti nel tempo. In rete, la diffamazione non si consuma: si moltiplica.
Sanzioni illegali e la condanna della Cassazione
Noi avremmo anche le paturnie egregio comandante, ma lei non rispetta la legge e di peggio lo fa con dolo e consapevolezza, sapendo cosa la legge le impone. Neppure la recente condanna della Corte di Cassazione mette al suo posto il Dirigente Polizia Locale di Venezia che probabilmente si sente onnipotente e al di sopra di tutto leggi comprese.
Dal 2022 ma anche da prima diciamo noi… il Dr. Marco Agostini e i suoi uomini e donne della Polizia Locale di Venezia, hanno quindi sanzionato i cittadini elevando contravvenzioni con strumenti privi di omologazione e nessun cittadino o quasi ha fatto e vinto ricorsi, per questo secondo lui perche tutto viene svolto in modo legale e legittimo al soli fine di salvare vite umane. Certamente con un occhio al bilancio sistemato con 30 MILIONI DI EURO dal 2021 al 2023 e non conosciamo il 2024.
Il Dr. Marco Agostini ha omesso di dichiarare al giornalista, che la recentissima ordinanza della Corte di Cassazione n.26315/2024 del 09.10.2024 ha dato torto proprio alla attività sanzionatoria dello stesso Dirigente, facendo riferimento agli strumenti elettronici per il monitoraggio utilizzati a Venezia e privi di debita omologazione. L'ordinanza n. 26315/2024 del 09.10.2024, la Corte di Cassazione ha respinto in modo definitivo l'opposizione del Comune di Venezia, che aveva impugnato la sentenza 1454/2018 con la quale il Giudice di Pace di Venezia aveva accolto il ricorso in opposizione proposto da una società cooperativa avverso ordinanza-ingiunzione del Comune di Venezia emessa per violazione dell’art. 17, c. 1, ordinanza n. 274/2015 (sanzionata ai sensi dell’art. 7 – bis del d. lgd. N. 267/2000), rilevata con dispositivo Argos.

Il Sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, noncurante della sentenza avversa di Cassazione, nonostante i soldi pubblici gettati precedentemente al vento per sostenere la difesa legale di tre gradi di giudizio che lo hanno visto soccombere, ha deciso di spendere altri 2.1 milioni di euro di fondi pubblici per implementare il (SISA) - SISTEMA SANZIONATORIO DI VENEZIA con 56 nuove postazioni con 2 telecamere digitali per ogni postazione (una di contesto e una per il controllo delle velocità) di ultimissima generazione con utilizzo anche della intelligenza artificiale.... peccato non siano omologate neppure queste.
Abbiamo quindi denunciato tutto alla Procura e Corti dei Conti chiedendo di verificare:
dove si trovava il Dirigente della Polizia Locale di Venezia quando il pullman ha divelto il vecchio guardrail del cavalcavia di Mestre.
i motivi per cui il dirigente tanto attento a salvare vite con autovelox privi di omologazione che portano nelle casse comunali milioni di euro, non avesse imposto come in suo dovere la rimozione di quel vecchio guardrail.
se Città di Venezia abbia predisposto, adottato e aggiornato ogni due anni i piani di sicurezza delle strade ai sensi dell'articolo 36 co.1, 2, 4 del C.d.S. e ai sensi della Delibera della Regione del Veneto n.3111 del 06.07.1993.
se Città Metropolitana di Venezia, abbia adottato e aggiornato ogni due anni i piani di sicurezza delle strade extraurbane ai sensi dell'articolo 36 co.3 del C.d.S.
se il Prefetto di Venezia ai sensi dell'articolo 36 co.10 CdS abbia segnalato le eventuali inadempienze al MIT.
L'articolo di stampa

Leggendo l'articolo firmato da Stefano Bensa emerge senza ombra di dubbio una volontà inspiegabilmente denigratoria e gravemente diffamatoria, tesa a delegittimare con parole inserite ad arte atte a sminuire l'Associazione Altvelox ed il suo presidente , descrivendola come una Associazione che denuncia a cuor leggero sindaci e prefetti.
"Negli uffici di Altvelox, fra le grigie mura di un anonimo capannone situato nella zona industriale di Castelfranco Veneto, l'attività principale di questi giorni pare sia la compilazione di denunce nei confronti di sindaci e prefetti. Nel giro di poche ore, infatti, l'associazione guidata dall'ex poliziotto Gianantonio Sottile e che si fregia del titolo di <<difensore» degli utenti della strada ha deciso di querelare il primo cittadino di Riese Pio X, sempre nel Trevigiano, e di San Donà di Piave, nel Veneziano".

Queste sono solo le prime righe dell'articolo offensifo e diffamatorio a firma di Stefano Bensa sul Corriere del Veneto del 27.04.2025 che abbiamo denunciato alla procura della repubblica di venezia e all'ordine dei giornalisti del veneto. Un articolo abilmente strutturato e volto a delegittimare pubblicamente la nostra associazione ed il nostro presidente con appellativi falsi come quello di "difensore degli utenti della strada" inserito ad arte col solo fine di renderlo dispregiativo anzichè positivo.
Non ci risulta che il Giornalista Stefano Bensa abbia mai visto la nostra sede di Castelfranco Veneto e dimostra di non sapere che noi lavoriamo comunque da quella di Belluno. Espressioni sminuenti nei nostri confronti, del tutto gratuite e non rilevanti ai fini dell’informazione, appaiono chiaramente denigratorie e lesive dell’immagine e della reputazione della nostra associazione. L’uso di termini come “grigie mura” e “palazzo anonimo” non solo contribuiscono a creare un’immagine volutamente negativa, ma suggeriscono, in modo implicito, un giudizio svalutativo sull’ambiente in cui operiamo che è molto diverso, ne grigio ne anonimo, con riflessi dannosi sulla percezione pubblica della nostra attività. Riteniamo che tale affermazione esuli dai limiti della cronaca e della critica legittima e si configuri, piuttosto, come un’offesa gratuita, pemeditata, lesiva della dignità e dell'onorabilità dell’associazione Altvelox e dei suoi membri, in violazione dell’art. 595 del Codice Penale (Diffamazione) e dei principi sanciti dalla legge sulla stampa (L. n. 47/1948).
"...Insomma, uno stillicidio di carte bollate. Che tuttavia, nella logica del do ut des, ha spinto Teso a contrattaccare con gli interessi. Stavolta per un fotomontaggio nel quale il sindaco compare con un bicchiere in mano e al cui interno, malgrado la silouette del bricco richiami chiaramente una famosa bibita analcolica, si nota quello che, a tutti gli effetti, sembra spritz. Dunque alcol...".

Anche questa affermazione è oggettivamente falsa e gratuitamente allusiva. L’immagine in questione mostra, con estrema chiarezza il tipico bicchiere Coca-Cola, riconoscibile per forma e marchio e la presenza visibile di una fetta di limone, accompagnata da una bevanda scura compatibile in tutto e per tutto con una bibita analcolica come la Coca-Cola stessa. L’insinuazione secondo cui si tratterebbe di uno "spritz", con conseguente riferimento esplicito ad alcol, non trova alcun riscontro oggettivo nell’immagine e appare formulata con intento suggeritivo e denigratorio. Essa può essere percepita come una manipolazione dell’interpretazione visiva finalizzata a screditare non solo la persona rappresentata, ma anche l’associazione in quanto autrice o diffusore dell’immagine.
Tale modo di scrivere non rispetta a nostro modo di vedere i doveri di veridicità, obiettività e rispetto dell’onorabilità altrui, sanciti dalla legge e dal Codice Deontologico dei Giornalisti, tanto da farci decidere di perseguire legalmente il giornalista e chiedere la punizione prevista dal codice penale e per quanto prevede anche il regolamento deontologico e professionale dell'Ordine dei Giornalisti.

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