Legge 105/2025: Comuni obbligati a comunicare approvazione e omologazione altrimenti stop immediato degli autovelox.
- Altvelox
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Anche la nuova Legge n.105/2025 obbliga i Comuni a comunicare al MIT i decreti di approvazione e di omologazione; senza quest’ultimo gli apparecchi dovranno essere spenti, pena l’illegittimità delle sanzioni elevate e la responsabilità erariale e amministrativa degli enti locali che continueranno ad utilizzarli in assenza dei requisiti di legge.

Con la definitiva approvazione in Senato della Legge 18 luglio 2025, n.105 (conversione del Decreto-Legge 21 maggio 2025, n.73, c.d. Decreto Infrastrutture), si apre una fase cruciale nella vicenda degli autovelox italiani. L’inserimento del comma 3-bis all’art.5 del decreto obbliga tutte le Amministrazioni e gli enti da cui dipendono gli organi di polizia stradale ex art.12 comma 1 del Codice della Strada a comunicare al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti i dati relativi a ogni apparecchiatura di rilevazione della velocità utilizzata ai sensi dell’art.142 CdS.
L’obbligo di comunicazione

Il nuovo comma 3-bis dell’art.5 della Legge 105/2025 introduce un principio dirompente e chiarissimo: la comunicazione al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti non è un mero adempimento burocratico, bensì una condizione necessaria e imprescindibile per il legittimo utilizzo delle apparecchiature di rilevazione della velocità.
Ciò comporta conseguenze di estrema rilevanza:
Tempistica vincolante
- Il decreto attuativo del MIT, da emanarsi entro trenta giorni dall’entrata in vigore della legge, definirà il modello informatico e le modalità tecniche di comunicazione.
- Dal momento della sua adozione decorrerà il termine perentorio di sessanta giorni, entro il quale le amministrazioni dovranno trasmettere i dati di ciascun dispositivo.
Contenuto obbligatorio della comunicazione
La comunicazione non può essere generica: deve riportare tipo, marca, modello e conformità del dispositivo, con indicazione degli estremi del decreto di approvazione e di quello di omologazione.
- Approvazione: certifica la rispondenza del prototipo alle prescrizioni tecniche.
- Omologazione: rappresenta l’atto definitivo che ne autorizza l’uso su tutto il territorio nazionale, attestando la conformità metrologica e legale.Senza l’omologazione, l’approvazione resta insufficiente.
Effetti in caso di omissione o incompletezza
- Trascorsi i sessanta giorni, gli autovelox privi della comunicazione o comunicati senza omologazione non potranno più essere utilizzati.
- Ogni accertamento operato con tali dispositivi sarà affetto da illegittimità, con conseguente annullamento delle sanzioni da parte delle autorità giudiziarie e amministrative.
- Gli enti locali che dovessero perseverare nell’uso di apparecchi non regolarmente comunicati rischiano di incorrere in responsabilità erariale per i rimborsi derivanti dalle multe illegittime, oltre che in profili di illecito penale per abuso d’ufficio e falso ideologico se i dispositivi venissero spacciati per legittimi.
Un “interruttore” normativo
In sostanza, la legge ha introdotto un meccanismo automatico di disattivazione: allo scadere del termine, senza comunicazione completa e corretta, i dispositivi devono essere spenti. Non si tratta di una scelta politica o amministrativa, ma di un effetto giuridico diretto imposto dalla norma.
Rilevanza per i cittadini
Questo nuovo obbligo, frutto delle pressioni parlamentari e delle ripetute censure giurisprudenziali, restituisce certezza e trasparenza agli automobilisti. Da ottobre in avanti, nessun autovelox potrà più operare nell’ombra: o è omologato e comunicato, oppure dovrà essere disattivato.

Conseguenze per i Comuni
La portata della norma è dirompente. Per la prima volta viene introdotto un obbligo formale di trasparenza che non consente più scorciatoie.
Chi non comunicherà i dati al MIT perderà la possibilità di utilizzare i dispositivi.
Chi indicherà solo l’approvazione senza omologazione dovrà sospendere l’uso degli apparecchi, essendo la doppia condizione di conformità il presupposto essenziale della norma.
Le sanzioni elevate in violazione di questo obbligo saranno inevitabilmente oggetto di annullamento da parte dei Giudici di Pace e dei Prefetti.
È un passo che conferma quanto Altvelox denuncia dal 2021: la quasi totalità degli autovelox in Italia non è mai stata omologata e dunque non può legalmente operare.
Operazione verità
Il Parlamento ha accolto le pressanti richieste di chiarezza. La relatrice on. Elena Maccanti (Lega), durante l’esame in Commissione Trasporti, ha esplicitato che la ratio dell’emendamento è proprio quella di precludere l’operatività di tutti quei dispositivi che non siano oggetto di comunicazione al Ministero tramite l’apposito portale telematico.
L’obiettivo dichiarato dal MIT è quello di creare un quadro univoco, nazionale e trasparente, che consenta di sapere con certezza:
quanti siano gli autovelox installati;
quali siano effettivamente omologati;
quali rispettino i requisiti tecnici previsti dalla legge.
Conclusioni
Se i Comuni non potranno dimostrare l’omologazione dei dispositivi, dovranno spegnerli. Il cittadino non potrà più essere ingannato da strumenti spacciati per legittimi ma privi di presupposti normativi.È la conferma che la battaglia di AltVelox era ed è fondata: legalità e sicurezza devono camminare insieme, non si può parlare di tutela degli utenti della strada se i controlli si basano su apparecchi illegittimi. Dal prossimo autunno, salvo ulteriori rinvii, scatterà dunque la vera “operazione verità”: o gli autovelox sono comunicati con approvazione e omologazione, o dovranno essere spenti.
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