Sicurezza stradale: Salvini taglia il 70%, ma i territori piangono lacrime di coccodrillo.
- Altvelox
- 25 mag
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Le proteste degli amministratori locali, come il presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin, suonano ipocrite: anni di incuria e mancata sicurezza ora diventano emergenza solo dopo i tagli. Anche la Provincia di Belluno che mai ha predisposto, adottato e aggiornato i piani di sicurezza delle strade extraurbane si lamenta dei tagli ministeriali. Non facevano prima quando avevano i soldi non faranno oggi che gli sono stati tagliati.

Ipocrisia istituzionale: Padrin e colleghi piangono sui tagli, ma ignorano le loro responsabilità.
Il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, protesta pubblicamente contro il taglio del 70% dei fondi per la manutenzione delle strade deciso dal ministro Salvini. Ma le sue lacrime sono tutt’altro che credibili. A Belluno, infatti, la vera emergenza stradale non nasce oggi: è il frutto di anni di inadempienze, omissioni e palese disinteresse per la sicurezza della viabilità extraurbana.

Padrin afferma che il Ministero non avrebbe mai emanato le direttive necessarie per redigere i piani di sicurezza previsti dall’articolo 36 del Codice della Strada. Ma questa affermazione è semplicemente falsa. L’obbligo esiste ed è vigente da anni, e numerose province – come Genova, Brescia e altre – hanno regolarmente redatto e adottato i piani previsti dalla legge. Dunque, la domanda è inevitabile: perché la Provincia di Belluno non lo ha fatto?
Non si tratta di una dimenticanza, ma di una violazione reiterata della legge, che mette in pericolo la sicurezza di migliaia di cittadini ogni giorno. Per questo motivo, abbiamo formalmente denunciato il presidente Padrin e il Prefetto alla Procura della Repubblica di Belluno e informato il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dal quale attendiamo un urgente riscontro istituzionale e ispettivo.
Non è accettabile che un rappresentante delle istituzioni cerchi di giustificare il proprio totale immobilismo con scuse inconsistenti e facilmente smentibili. L’articolo 36 del Codice della Strada impone l’obbligo di predisporre i piani di sicurezza per le strade extraurbane. È una norma chiara, esecutiva e attualmente in vigore. Ignorarla significa violare la legge.

Il Codice della Strada e il suo articolo 36 risulta essere una norme primaria dello Stato norma che risulta oggi ancora disattesa dalla Provincia di Belluno, Prefetto, Dirigente Polizia Stradale e anche dai Dirigenti di "ANAS Spa e Veneto Strade Spa". Senza Piani del Traffico Urbani ed Extraurbani difetta, un’ulteriore condizione basilare e indefettibile per poter realizzare in concreto quella “sicurezza stradale” imposta dall’art. 1 del C.d.S., millantata.
Questa inadempienza non è soltanto una questione burocratica: è una grave mancanza di visione, di responsabilità e di trasparenza nei confronti dei cittadini e dei milioni di visitatori attesi. Senza un piano approvato, aggiornato e condiviso, non è possibile coordinare efficacemente i flussi, prevenire congestioni, garantire soccorsi tempestivi o pianificare la sicurezza in modo integrato. È paradossale che, mentre si installano autovelox e si moltiplicano le sanzioni in nome della sicurezza stradale, si ignori la base stessa di una mobilità ordinata: la programmazione. L’assenza di un piano del traffico per la SS51 e la SR48 bis mina alla radice ogni pretesa di efficienza, trasformando strumenti come i controlli automatici della velocità in meri strumenti di repressione, piuttosto che in leve intelligenti per la gestione del rischio stradale. La Provincia di Belluno e la Prefettura non possono più ignorare questa responsabilità. Le Olimpiadi non saranno solo un evento sportivo, ma anche un banco di prova per l’efficienza amministrativa, la capacità organizzativa e il rispetto delle normative. Il tempo per agire è ora, prima che le mancanze diventino emergenze sotto gli occhi del mondo.

Chi per anni ha abbandonato la sicurezza stradale non può oggi fingersi vittima dei tagli: è – semmai – parte attiva del problema. E dovrà risponderne anche se al momento la stessa procura chiede archiviazione ma con nostra ferma opposizione non ci fermeremo.
Mentre il governo vara modifche al Codice della Strada e inasprisce ulteriormente le sanzioni per gli automobilisti, sul fronte della sicurezza reale arriva un segnale preoccupante: il Ministero delle Infrastrutture ha tagliato del 70% i fondi destinati alla manutenzione delle strade. È una contraddizione inaccettabile. Da un lato si promette "tolleranza zero", si moltiplicano i divieti, si autorizzano gli enti locali a sanzionare con strumenti spesso illegittimi e fuori norma, come autovelox non omologati o posizionati in violazione delle regole. Dall’altro, però, si nega ai cittadini il diritto fondamentale a viaggiare su strade sicure e in buono stato, tagliando risorse essenziali proprio dove servirebbero di più.
Le strade italiane, in molte aree del Paese, versano in condizioni critiche: buche, segnaletica carente, barriere inesistenti, manutenzione assente. Eppure, invece di investire nella prevenzione, si continua a puntare tutto sulla repressione. È questa l’idea di sicurezza stradale?

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un sistema squilibrato e ipocrita, dove il cittadino è colpevole a prescindere, ma lo Stato non si assume le proprie responsabilità. E dove le amministrazioni locali, in molti casi, usano la sicurezza come pretesto per far cassa, anche in assenza dei piani previsti dalla legge, come quelli imposti dall’articolo 36 del Codice della Strada per le strade extraurbane. Una cosa è certa: non ci può essere sicurezza senza legalità, e non ci può essere legalità senza coerenza tra ciò che si impone ai cittadini e ciò che si garantisce loro. La manutenzione delle strade non è un lusso: è un dovere costituzionale. E lo Stato che taglia i fondi ma moltiplica le sanzioni, sta tradendo la sua funzione più basilare.
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