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Belluno, Feltre e Cortina: tre comuni fuori legge da oltre 30 anni con il silenzio delle Istituzioni.

30 anni di silenzio istituzionale: Belluno, Feltre e Cortina ancora senza Piani Urbani del Traffico. Una violazione sistemica ignorata da Comuni, Prefettura e Ministero. Altvelox denuncia tutto alla Procura e annuncia nuove azioni legali: la sicurezza stradale non è facoltativa.


Belluno, Feltre e Cortina: tre comuni fuori legge da oltre 30 anni
Belluno, Feltre e Cortina: tre comuni fuori legge da oltre 30 anni

Dal 1993, con la riforma del Codice della Strada (D.Lgs. 30 aprile 1992, n. 285), è stato introdotto l’obbligo per i Comuni con popolazione superiore ai 30.000 abitanti, nonché per tutti i capoluoghi di provincia, di adottare e aggiornare regolarmente il Piano Urbano del Traffico (PUT). Questo strumento di pianificazione è considerato una condizione imprescindibile per organizzare in modo razionale la mobilità urbana, ridurre l’inquinamento, migliorare la qualità della vita e soprattutto garantire la sicurezza stradale.


Il PUT, o nella sua forma aggiornata PGTU (Piano Generale del Traffico Urbano), non è una facoltà, ma un obbligo di legge, e rappresenta la base per ogni altra misura di regolazione del traffico: limiti di velocità, ztl, sensi unici, autovelox, semafori intelligenti, piste ciclabili, parcheggi, trasporto pubblico locale. Senza un PUT aggiornato e adottato formalmente, tutte queste misure sono prive di legittimità tecnica e giuridica. Eppure, nella provincia di Belluno, questo obbligo è stato per decenni deliberatamente ignorato.


La mappa delle inadempienze.


  • Cortina d’Ampezzo, una delle località turistiche più famose d’Europa, non ha mai adottato un Piano Urbano del Traffico. Leggiamo che in occasione delle Olimpiadi Milano Cortina 2026 il comune vuole dotarsi del PUMS ovviamente con sostanziosi contributi pubblici ma tale documento non è tra quelli obbligatori e nulla centra col piano di sicurezza delle strade urbane ed extraurbane.

  • Feltre, Comune con oltre 20.000 residenti e una forte attrattività per il traffico extraurbano, è completamente privo di un PUT aggiornato. Hanno pubblicato un vecchio piano per altro incompleto del 2015 poi asseritamente aggiornato al 2018 e in ultimo un provvedimento del 2025 ma del piano di sicurezza definitivo e corretto nessuna traccia.

  • Belluno, capoluogo di provincia, è rimasto per oltre trent’anni senza alcun piano di mobilità urbana. Solo nei primi mesi del 2025 e solo dopo 4 denunce querele alla procura della repubblica, il Comune ha approvato un documento denominato PGTU, che tuttavia non è ancora operativo, mancando di atti applicativi, cronoprogramma, finanziamenti e verifica di compatibilità con il contesto normativo e ambientale.


Risposta Prefetto Belluno 05.09.2023
Risposta Prefetto Belluno 05.09.2023

Ovviamente questi sono solo 3 dei comuni inadempienti nella provincia di Belluno, sono i tre però che erano stati inseriti anche dalla Regione Veneto nel 1993 e che mai hanno pensato di provvedere agli obblighi di sicurezza stradale.


Prefetto e Sindaco di BellunoIn sostanza, ad oggi, nessuno dei tre Comuni risulta in regola con gli obblighi imposti dal Codice della Strada. E questa non è una dimenticanza: è una scelta politica e amministrativa, reiterata nel tempo da sindaci, assessori e dirigenti che hanno ritenuto di poter aggirare la legge senza conseguenze, approfittando del fatto che il legislatore non ha previsto sanzioni dirette per l’inadempienza. La mancata adozione dei piani di sicurezza e regolazione del traffico extraurbano, previsti dall’articolo 36 comma 3 del Codice della Strada non è cosa che si possa derubricare facilmente. Si tratta di strumenti obbligatori per legge, fondamentali per garantire una viabilità sicura, prevenire incidenti e pianificare interventi in territori complessi come quello bellunese, interessato da flussi turistici elevati in tutto il periodo dell'anno e infrastrutture inadeguate che sono per questo in fase di ampliamento e miglioria per quanto si riuscirà, visto che è già stato anticipato che molti dei cantieri non saranno pronti per le Olimpiadi. Questo atteggiamento ha un effetto devastante. Non solo viene sminuito il valore delle norme, ma si trasmette ai cittadini un messaggio pericoloso: che le leggi possono essere ignorate se a farlo sono le stesse istituzioni e che, di conseguenza, la tutela della vita umana sulle strade non è un diritto garantito, ma una variabile meramente amministrativa.


Le responsabilità istituzionali.


L’Art. 1 Codice della Strada (Decreto Legislativo 30 aprile 1992, n.285) sancisce: “La sicurezza delle persone, nella circolazione stradale, rientra tra le finalità primarie di ordine sociale ed economico perseguite dallo Stato”.

L'articolo 36 comma 3 del Codice della Strada dispone che: "Le province provvedono, all'adozione di piani del traffico per la viabilita' extraurbana d'intesa con gli altri enti proprietari delle strade interessate. La legge regionale puo' prevedere, ai sensi dell'art. 19 della legge 8 giugno 1990, n. 142, che alla redazione del piano urbano del traffico delle aree, indicate all'art.17 della stessa, provvedano gli organi della citta' metropolitana".


L'articolo 36 comma 10 del Codice della Strada dispone che: "I comuni e gli enti inadempienti sono invitati, su segnalazione del prefetto, dal ((Ministero delle infrastrutture e dei trasporti)) a provvedere entro un termine assegnato, trascorso il quale il Ministero provvede alla esecuzione d'ufficio del piano e alla sua realizzazione".


Sindaco e Prefetto di Belluno
Sindaco e Prefetto di Belluno

Le responsabilità non si fermano ai sindaci. L’art. 36 comma 10 del Codice della Strada stabilisce che, in caso di mancata adozione dei Piani Urbani del Traffico, i Prefetti devono segnalare l’inadempienza al Ministero delle Infrastrutture, che a sua volta ha il potere e il dovere di intervenire d’ufficio predisponendo i piani al posto degli enti locali inadempienti. Ma anche questo meccanismo è completamente saltato.


Nella provincia di Belluno, i Prefetti non hanno mai esercitato questo obbligo di vigilanza.Il Ministero delle Infrastrutture, regolarmente informato da Altvelox con segnalazioni e richieste formali, non è mai intervenuto. La totale inerzia della pubblica amministrazione si è tradotta in una situazione di illegalità strutturale, che continua a produrre effetti dannosi per i cittadini, per l’ambiente, per la legalità stessa.


Le denunce (ignorate) di Altvelox


L’associazione Altvelox, da anni impegnata nella tutela della legalità, della trasparenza amministrativa e della sicurezza stradale, ha presentato diverse denunce e segnalazioni formali contro questa condizione cronica di inadempienza. Le denunce sono state indirizzate a Prefetti, Ministero, ANAC e Procure della Repubblica, documentando con precisione le violazioni in atto.


Eppure, la risposta della magistratura bellunese ad oggi è stata l’archiviazione delle denunce, come se la mancata applicazione sistematica di una norma dello Stato non costituisse un fatto rilevante. Altvelox ha presentato formale opposizione all’archiviazione, richiedendo che si apra finalmente un’inchiesta seria e indipendente su un caso che appare ormai come un abuso istituzionale sistemico, con profili di responsabilità amministrativa e contabile evidenti. Nel frattempo abbiamo depositato altra denuncia querela per la mancata adozione dei piani di sicurezza delle strade extraurbane e tra qualche giorno sarà pronta la nuova e quinta denuncia querela per quanto qui rappresentato che non può restare inpunito nel silenzio delle Istituzioni che hanno spremuto i cittadini con 14 autovelox sparsi in tutta la Provincia con la scusa della sicurezza stradale.


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